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Lettera di una madre
Data: 13/12/2020, Categorie: Tradimenti Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
... ritengo arrivato il momento di farti conoscere qualche verità sicuramente amara, ma senza dubbio indispensabile perché tu possa conoscere fatti che ti toccano assai da vicino. Avevo l’età che hai tu ora quando conobbi Giovanni, quello che sarebbe diventato poi mio marito per tutta la sua vita; a quel tempo, vivevo in un paesino molto vicino a Roma, che tu conosci benissimo; con tutti i coetanei, ‘scendevamo’ la sera a Roma per scatenarci come ritenevamo giusto a quella nostra età. Non so cosa abbia tu fatto della tua vita, ma io non me n’ero risparmiata nessuna; avevo, generosamente e con estrema leggerezza, dato già tutto, mani bocca ano e figa nell’ordine, negli amorazzi giovanili con gli amici del gruppo che frequentavo. Giovanni veniva da Sulmona, il classico burino bello come un adone, un poco coatto ma tanto affascinante; se ti dico che me ne innamorai subito, puoi crederci; e se ci aggiungo che l’amo con tutta me stessa dopo che se n’è andato, ti prego di credermi, anche se quello che ti dirò adesso pesa assai contro di me e contro questa affermazione. Con lui mi lasciai andare e fu subito esplosione di fuochi d’artificio; quando ci conoscemmo, per caso in un bar dove per poco non attaccava briga con i miei amici, era solo un manovale generico capace di qualunque lavoro; era stato chiamato da conoscenti trasferiti nella Capitale dalla sua città e che stavano sistemando l’appartamento in cui sarebbero andati ad abitare. Passarono così alcuni mesi in ...
... cui diedi fondo a tutte le mie risorse d’amore, scoprendo in lui l’amante che avevo sempre sognato; il ragazzo aveva un gran bella mazza, lunga grossa e nodosa; e sin dal primo momento me la fece sentire viva e dura tra le natiche e tra le cosce, mentre ballavamo; la libidine mi schizzò a mille e volli farci l’amore senza perdere tempo e, soprattutto, prima che qualche amica più ‘calda’ lo irretisse nella maniera giusta. Insomma, in un angolo appartato dello stesso bar, facemmo i primi approcci; dopo qualche tempo, ma non molto, finimmo a fare l’amore nei parchi, nei posti strategici, in macchina quando gli riusciva di trovarne una in prestito; naturalmente, per questi incontri contavano poco preliminari e svenevolezze; l’importante era prendersi la mazza in mano, in bocca, nell’ano o in vagina e farlo con tutta la voglia possibile e con l’entusiasmo dei giovani. Quando finirono i lavori per quegli amici, dovette tornare a Sulmona e veniva giù il venerdì sera; alloggiava in posti di emergenza, quasi sempre alberghetti di infima categoria a basso costo; ma la cosa più importante era che avevamo intere ore per noi, per copulare alla grande ed esaurirci in estenuanti sessioni pomeridiane e serali; poche volte mi riusciva di ottenere il permesso per fermarmi fuori casa per la notte, con la complicità di amici. Quando conquistavamo quel letto, ci scatenavamo nelle acrobazie più assurde del sesso; Giovanni era abbastanza deciso, spesso persino rude; usava il sesso come uno ...