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Splendi per sempre
Data: 17/11/2020, Categorie: pulp, Autore: lewarcher, Fonte: EroticiRacconti
... dovrebbero esserci ancora due o tre bottiglie, è chiaro?”. Mi restituisce il foglio ammonendomi con gli occhi che aveva mio padre, quando mi copriva con la mamma dopo un guaio. Liliana va a casa a cambiarsi e ritorna in anfibi, jeans skinny e un pull morbido beige molto largo. Io invece assomiglio (o mi illudo) al James Woods di Vampires. “Mettiamo un po’ di Impaled Nazarene?”, la stuzzico adocchiando le cinture che si tendono fasciandole l’addome e separandole i seni. “Io in macchina ascolto Sinatra”. Santa ragazza! Metto in moto. Non mi dispiace affatto che il viaggio incominci accompagnato da Last Night When We Were Young... Mi modero alla guida per avere l’impressione che la nostra sia soltanto una lieta vacanza clandestina. La statale 406 sfila via con le rade abitazioni, i capannoni, i pioppeti, i campi sterminati e lavorati… Liliana guarda fuori, si toglie e si rimette gli occhiali da sole, potrei dire che è contenta. Ha portato con sé il libro in una borsa di tela che trattiene con le mani sul grembo. Non fa tante domande, però parliamo molto. Le racconto di varie pallottole vere o inventate (ho la pelle di un rinoceronte e un cuore di ferro)… le parlo di Ezechia Malone detto il Porco che quasi mi ammazzava, però io l’ho inseguito su per i tornanti della Giogaia, quasi a secco di benzina, finché non sono rotolato giù con tutta la mia macchina per cinquanta metri di scarpata, e lui quindi mi è sfuggito un’altra volta, le dico toccandomi l’albero che ho sotto ...
... la camicia. “Ma è stato tanti anni fa”. Lei guarda fuori, prende il libro, lo sfoglia fino alla pagina di Candice. “Onofrio è Malone, non è vero?”. “Sì”. Arriviamo dalle parti di Candice che è già sera. Da qui saprei raggiungere la casa persino bendato (la scala inerpicata priva di pianerottolo, la porta della camera accostata, il sussurro a precipizio di una giovane che supplica di essere spogliata, nel palpito del suo batticuore… io comincio, a diciannove anni, a denudarla, spalancando la camicia sul suo seno, sull’atavica ostensione delle tette tatuate, tabernacoli di carne e di piacere… sulla concavità del ventre teso… sul tondo ombelico incavato che lecco e strofino col viso bagnato dalla mia saliva… le mie dita sul bottone di metallo, le mani aggrappate ai suoi jeans per tirarglieli giù, lo straccetto immacolato e senza scampo fra le cosce, sull’inguine gonfio di ricci, baluardo stupefatto della figa accennata in un tenue e fragrante rilievo…)… “Ho fame!”. Mia povera Liliana, hai ragione! Mi faccio attento a ogni insegna che ci viene incontro. È buio, ma c’è uno Stregatto di luna in mezzo alle stelle. Lei mi mette una mano sulla coscia, non verso il ginocchio, ma molto più su… “Fermati qui”, mi dice senza togliere la mano. Fanculo, fanculo!, mi ringhia il mio cazzo screanzato… La Locanda del Bandito, ma bene, un bel nome rassicurante! Le afferro la mano e me la metto sul cazzo, lei stringe le dita per conoscere il mio uccello e le piace, se lo palpa come il muso ...