1. Splendi per sempre


    Data: 17/11/2020, Categorie: pulp, Autore: lewarcher, Fonte: EroticiRacconti

    Entrare nel mio ufficio ormai mi nausea. Negli anni ho dedicato troppa cura a elaborare questo spazio, che adesso mi assomiglia in modo atroce. Con un’indulgenza indecifrabile il Capo mi dà carta bianca e io ne approfitto per fare ciò che faccio ogni giorno da quando ho coscienza, cioè imprimermi (con determinazione disinvolta) nella materia dei luoghi e di coloro che ci vivono. Abito in un mondo che è una casa labirintica di specchi: mi rifletto e replico dovunque, con ridicola e straziante crudeltà… Mi abbandono nella mia poltrona, guardo il piano della scrivania ingombro di lettere, blocchi d’appunti, verbali… Non butto via niente, accumulo la messe informativa in un ordine caotico che dialoga con la tortuosità del mio cervello. Recupero il mio promemoria di ieri, mi adagio sullo schienale e inizio a ripassare il triste elenco…
    
    “Posso disturbarti?”. Ruoto gli occhi all’insù di mezzo grado per posarli, oltre il bordo del foglio, su Liliana nel riquadro della porta, precisamente il tempo che mi basta a realizzare che conviene che la esamini un po’ meglio.
    
    “Tu puoi farmi quello che vuoi, ragazzina”, borbotto issandomi e piegandomi in avanti con i gomiti piantati nelle cosce, come faccio se decido di devolvere a qualcuno tutta quanta la mia considerazione. Ma quanti anni avrai? Ventuno? Ventidue? E quindi cosa cristo ci fai in un posto così?, rimugino (insieme ad altre cose) intanto che le iridi di lei, assolutamente nere, scompaiono e riappaiono sotto le pennellate ...
    ... delle ciglia. Una pubblicità di quando ero bambino mostrava una cascata di succo di liquirizia identica ai capelli che le spiovono sulle clavicole sottili. Già che ci sono strofino i miei occhi maleducati sul suo tubino ardesia senza spalle, fasciato intorno a due tettine lievi ma non prive di carattere, a un addome rifinito dallo sport, alle cosce interminabili create per confondere un vizioso come me. E infine, diosanto, li depongo ai suoi piedi nei sandali neri di pelle intrecciata, tacco medio a base larga, quelli che mi uccidono a colpo sicuro. Deglutisco, ma con la faccia seria di un cagnaccio. Intanto, da molto lontano, fuori dall’orizzonte dei miei sogni, la sua voce fresca e intelligente mi riscuote per dirmi: “Ti scrive una certa Maddalena”. Liliana mi porge una stampa divaricandosi a X tra lo stipite e la mia scrivania, in equilibrio prodigioso su una gamba. La guardo, guardo il foglio a malincuore e leggo.
    
    “Voglio che tu uccida mio marito. Liberami da lui, ti scongiuro! E sbarazzami dal dottor Onofrio. Ti amo. Vivo ancora a Candice, come allora. Maddalena”.
    
    Però, pensavo peggio… Venticinque fottute parole. Le rileggo sette volte prima di girare il foglio e trovarci sul retro (a colori) la merdosa faccia del marito. Non sono mai stato un lombrosiano praticante, ma cazzo se Madre Idiozia si è masturbata sulla faccia di costui! Non per questo merita la morte, beninteso. Quella glie la darò perché lo vuole Maddalena. Ma diciamo che la mia benevolenza se n’è andata ...
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