1. Franca, elegante signora iii


    Data: 27/04/2018, Categorie: Tradimenti Autore: stuzzicami, Fonte: Annunci69

    ... a me e baciandomi come se fossimo due amici di lunga data che si rivedono dopo secoli. Perdona l’attesa è la mise, ma sono arrivata a casa da poco, peraltro dopo una settimana infernale e non ho proprio resistito alla tentazione di una doccia fresca. Si sedette proprio dinnanzi a me e subito sentii il sangue ribollirmi nelle vene. Era in accappatoio e, al solito, la sua incredibile carica erotica permeava ogni particella d’aria intorno a noi.
    
    Subito arrivó la donna di servizio che ci portó due bicchieri di champagne. “Spero ti faccia piacere, con questo caldo è un toccasana”.
    
    “A te” replicai in segno di brindisi prima di gustarmi la fresca bevanda d’oltralpe.
    
    “Caspiterina, addirittura a me - rispose lei, quasi stupita di cotanta decisione (o sfacciataggine) -. Ti ringrazio, così mi lusinghi” e nel dirlo accavalló le gambe, un gesto che allentò vistosamente il nodo in vita all’accappatoio. I miei occhi cercarono famelici di infilarsi tra le sue carni. Ero sfacciato sì, perché tanto mi eccitava quella donna risoluta e autoritaria. Si accorse della mia manifesta curiosità e spalancando volutamente le cosce mi concesse la vista al paradiso che alcuni mesi prima avevo gustato. Sua maestà la fica. Mi guardò a mo di sfida, con il fuoco negli occhi ma senza proferir parola fino a quando mi risveglió dall’incantesimo la voce della domestica che ci annunciava la cena pronta e che avremmo potuto accomodarci a tavola.
    
    Franca con nonchalance si ricompose, si alzó e scusandosi ...
    ... corse a sistemarsi a dovere per la cena. Dopo una decina di minuti tornó: indossava una veste elegante e leggera, con una fantasia floreale scura. Era sexy ugualmente, lo sarebbe stata anche con un pigiamone di flanella.
    
    “Eccomi qui” mi disse, “allora ceniamo?”
    
    La seguii in sala da pranzo: un lungo tavolo rettangolare, eravamo entrambi a capotavola, l’uno di fronte all’altra ma relativamente distanti.
    
    La donna di servizio ci servì dapprima una leggera vellutata e poi un gustoso pesce. Il vino, ça va sans dire, era più che perfetto.
    
    Cenammo senza troppi convenevoli.
    
    A fine pasto la domestica chiese il permesso di congedarsi per la notte e, di conseguenza, ci lasció soli.
    
    Franca mi invitó a spostarci nella sala, dove “saremmo stati più comodi”.
    
    Colsi l’invito con piacere, lei nel mentre preparó un paio di bicchieri di scotch.
    
    “Spero ti piaccia, è un Glenlivet del 64” disse porgendomi il bicchiere con lo scotch on the rocks. “Gradisci forse anche un sigaro? Mio marito dovrebbe avere dei cohiba nel suo ufficio, sempre che ti piacciano”.
    
    Si sedette ancora dinnanzi a me.
    
    Suo marito? Non immaginavo fosse sposata, anzi avrei dovuto immaginarlo ma proprio non ci avevo pensato.
    
    “Sei gentile, grazie, ma non è necessario” risposi, fingendo freddezza: “piuttosto dimmi e dov’è il tuo consorte ora?”
    
    Sorseggiando lo scotch mi guardò e rispose: “potrebbe essere a Milano come a Shangai, a Londra o a New York, non saprei. Vive in aereo quando non è in ufficio ...