1. Occhi stanchi


    Data: 31/10/2020, Categorie: Etero Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... appariva al calar della notte e del buio, quando le ombre dei pensieri più foschi e lugubri la raggiungevano insonne, fra lenzuola aggrovigliate e perse ai lati del letto, mentre scalciante, addentava il capezzale cercando di soffocare gli urli di dolore, che la scuotevano in numerosi singhiozzi incontrollabili. Così, una notte, la chiamai, probabilmente perché veramente lo desideravo, giacché desideravo udire finalmente la sua voce anche soltanto per un breve pronto sussurrato nella cornetta, o forse più semplicemente perché l’amavo e non potevo più assistere inerme, ma a tratti agguerrito, a tutta quella sconvolgente e oscura disperazione senza fare qualcosa di concreto. Con le dita tremanti composi quel numero, implorando clemenza da me stesso, mentre meschinamente speravo che la linea fosse occupata, ma non lo era, perché fu l’inizio, o la fine. Non so.
    
    Adesso che ci ripenso, giacché &egrave passato così tanto tempo, poiché nemmeno ricordo più di cosa esattamente discorremmo in quella prima per me, credevo, indimenticabile telefonata, so dirlo con certezza. Forse non parlammo neppure, può darsi in silenzio, furono solamente le nostre anime a eseguirlo decidendo per noi, perché tre settimane più tardi varcai per la prima volta la soglia di casa sua. Sospingendo la porta socchiusa mi fermai un istante in attesa che il mio cuore delirante si placasse. Per un attimo provai l’assurdo e contradittorio desiderio di voltarmi e di fuggire irrazionalmente via, lontano da ...
    ... quella donna che m’attendeva nella penombra d’una camera da letto che avevo visto numerosissime volte, ma in cui non ero mai entrato e che mi era sconosciuta come lei. Dopo, inaspettatamente, giunse ad accarezzarmi l’anima, il vuoto abissale che avrei provato, andandomene perdendo quell’unica possibilità che mi era stata concessa. L’immagine fredda e monotona dei miei sogni futuri, cristallizzati in ossessioni vivide e assilli irraggiungibili che m’avrebbero tormentato per il resto della vita, mi fece ritrovare il coraggio.
    
    Io avevo bisogno di lei, per esistere, per sentirmi vivo, per essere. Entrai a rilento cercando di non fare rumore, sdraiata sul fianco Clelia fissava il muro volgendomi la schiena, sennonché pur udendomi entrare non si voltò, rimanendo lì, ferma e statica come un automa, nell’attesa che la raggiungessi nel giaciglio temperato, tra penombre rossastre che disegnavano strane forme sulla parete. Togliendomi la camicia mi sdraiai accanto a lei respirando finalmente il suo effluvio gradevole e fruttato, dopo le cinsi il corpo abbracciandola stretta contro il mio torace. Scorrendo a occhi chiusi le mie labbra sulla sua nuca delicata l’assaporai, mentre i suoi primi sospiri s’accompagnarono alla carezza della sua mano lieve, che si posò sulla mia, guidandola in perlustrazione lungo il corpo.
    
    Sospingendo i fianchi contro la mia erezione s’incurvò sfiorandosi con le mie dita la punta d’un seno, grattandole di proposito la pelle accapponata con il mento pungente ...