Occhi stanchi
Data: 31/10/2020,
Categorie:
Etero
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
... stilettate dolenti e infelici, tra lacrime che spesso versavo involontariamente, cercandola fra le ombre del suo appartamento vuoto. Amore? Sì, certo, per me era amore.
E’ incongruo, inspiegabile e martellante come il suo strampalato amore mi facesse spasimare per la sua immagine, la sua presenza oltre il riflesso dei vetri, l’unica barriera reale all’abbraccio giornaliero del mio cuore, ma pur sempre di chiodo e fisso e d’ossessione si trattava. Fissazione della sua presenza, mania dei suoi battiti stretti contro il mio torace nelle giornate di pioggia quando la guardavo, sola, osservare un punto fisso nel cielo nuvoloso chiedendo qualcosa a se stessa, qualcosa che non aveva risposte, così come le domande che mi ponevo io. Non sapevo se l’avrei mai conosciuta, passando notti insonni interrogandomi sui miei desideri impraticabili e utopistici, perché a volte mi perdevo nella sconfinata apprensione che provavo, solamente all’idea di compiere un passo falso che l’avrebbe immancabilmente allontanata per sempre da me.
La cognizione della mia pusillanimità e la non tanto remota possibilità, che un giorno decidesse di sposarsi o di traslocare, mi facevano vaneggiare alla ricerca d’una rapida soluzione, anche perché il sentimento che provavo, seppur arcano, astruso e incomprensibile, m’aveva fatto capire a fondo certe sfumature. Era lei l’unica donna che avrei mai amato, l’irripetibile che avevo prediletto da sempre, il mio adorato destino, la mia mitizzata condanna di vita, ...
... mentre in modo disordinato e peregrino vagabondavo fra la folla fissando costantemente facce estranee in cerca di lei. Lei, l’originale finalmente trovata, ciò nondimeno mai avvicinata, perché io ero il maschio che la guardava, furfante, malandrino e predone d’immagini braccate e in seguito pedinate dal mio cosmo lontano, forse il mondo dei sogni, lei non lo sapeva. Trovare il suo numero di casa privato non fu semplice, e se non avessi avuto amicizie nel settore probabilmente non l’avrei mai rintracciato. Per lunghi mesi accarezzai inerte quel foglietto di carta scritto frettolosamente a mano, mentre l’osservavo ignara del mio tormento, vivere la sua vita dietro la finestra dei miei occhi. Lieve ma persistente, la sua presenza regnava dappertutto, in casa, al lavoro, in macchina, in qualsiasi luogo tenevo sparpagliati come dei piccoli frammenti della sua essenza, qualcosa che le era appartenuto, qualcosa che lei aveva comprato, manipolato, mangiato, scarabocchiato o usato, che poi incomprensibilmente aveva scaraventato via.
Se avessi potuto, avrei vissuto dell’aria che espirava carica del suo sapore a me ignoto, bevendo le lacrime che sovente vedevo apparire in modo fulmineo in quegli occhi, riflesso indiscusso d’un animo fragile rinchiuso nel corpo d’una abile e valente guerriera; una donna persa che si dibatteva nella disperazione di qualcosa che la faceva soffrire, ma che io, seppur angosciandomi e penando con lei e per lei, non ero mai riuscito a scoprire. Qualcosa che ...