Danilo e federico - finale parte i: serena (14)
Data: 25/04/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: vgvg91, Fonte: Annunci69
... Serena era straordinariamente tranquilla, eppure ogni parola sembrava trafiggermi il petto come una lama.
«Perché dovrei?» chiesi, con aria sinceramente interrogativa.
La donna non rispose: inalò un po’ di fumo e lo gettò fuori, piegando la bocca di lato.
«Danilo non mi chiama più “mamma”» disse, all’improvviso, sciogliendo finalmente un mio dubbio. Poi, finalmente, sorrise: la sua espressione mi ricordò quella di Danilo. «Teme che, utilizzando quell’appellativo, io possa associare la sua persona all’uomo con cui l’ho generato. Ma a me manca terribilmente sentirglielo dire».
«Dovrebbe farglielo capire, allora» mi azzardai a proporle ma mi pentii immediatamente di averlo fatto quando Serena mi trapassò con lo sguardo, temendo di essere stato troppo sfacciato. Poi, mi rispose: «Forse è vero». Mi sciolsi sulla sedia, sollevato, per allentare la tensione.
«Si è anche fatto cambiare il cognome dopo il fattaccio. Ha preso il mio, nel tentativo di cancellare ogni traccia del passato. Ma il passato è ciò che ci rende quello che siamo oggi. Mio figlio, a volte, non riesce a capisce come certe cose siano indelebili e questo non è il modo giusto per superarle». Serena tornò a guardare la finestra, dopo che ebbi annuito in segno di totale accordo con le sue osservazioni. Aveva uno sguardo profondamente malinconico, vissuto, eppure riuscii ad intravedere una sorta di pace interiore acquisita nel tempo, seppur con enorme fatica. Fece un tiro dalla sigaretta, poi mi disse: ...
... «Ti faccio un caffè».
«Me ne occupo io» mi proposi, alzandomi di scatto. Avrei preferito fare qualsiasi cosa pur di non starmene lì impalato.
Sentii gli occhi di Serena che mi scrutavano per tutto il tempo, mentre preparavo il caffè sul bancone minuscolo della cucina.
«Che destino bizzarro, il mio» disse poi in un sussurro. Non risposi, ma avevo le orecchie tese all’ascolto.
«Mi chiamo Serena, ma non sono mai stata serena nella mia vita» continuò, ridendo. Non sembrava turbata, così mi voltai e, battendo le palpebre, osservai con praticità: «La sua vita non è ancora finita».
«No, è vero» convenne lei amabilmente.
D’un tratto, la porta si aprii ed entrò Danilo, guardandomi con aria interrogativa accanto al bancone. Io gli sorrisi, poi Serena parlò, rivolgendosi al figlio e indicandomi con un cenno del capo: «Lui mi piace».
«Ehm… come?» biascicò Danilo, incerto. Io rimasi in silenzio.
«Non si avvicina minimamente a quella scialba sciacquetta che ti ronzava in giro prima. Come si chiama, Veronica?».
«Vanessa» precisò Danilo, sconcertato. Poi aggiunse: «Ma… come…».
«Oh, andiamo!» lo interruppe spazientito Serena. «Non fare il finto tonto con me, sono pur sempre tua madre. È da quando avete messo piede qui dentro che mi sono accorta che te lo mangi praticamente con gli occhi!» sentenziò lei.
Sia io che Danilo diventammo paonazzi. Serena, gustandosi la nostra vistosa reazione, rise di gusto.
Bevemmo il caffè insieme, parlando del più e del meno. ...