1. Mea culpa


    Data: 14/10/2020, Categorie: Etero Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69

    ... momento per momento e si fermò a prelevare il tubo del gel per lubrificare.
    
    Avvertii nettamente il passaggio del dito nello sfintere e lo accolsi con grande piacere; continuai a godere quando le dita furono due, poi tre e lui le ruotò abilmente per allargare il foro; quando entrarono a cuneo tutte e quattro, tranne il pollice che martellava il clitoride, capii che eravamo vicini alla penetrazione; mentalmente seguii tutto il percorso dell’accostamento della punta all’ano, la pressione per entrare e la forzatura dello sfintere.
    
    La galoppata nel didietro fu un momento di estasi meravigliosa, rannuvolato solo per un attimo dalla riflessione, che avevo fatto stupidamente l’ira di dio quanto Alex mi aveva sverginato l’ano e l’avevo respinto e odiato per un mese; ma erano ricordi di altri tempi, di altre persone, forse di un altro amore; al momento, il fallo di Aldo nel didietro era un’occasione di estasi pura, irrinunciabile.
    
    Mi persi nella libidine e per alcune ore ci rotolammo nel letto copulando come non ci dovesse essere un domani, anche se sapevamo per certo che ci saremmo rivisti il giovedì successivo ed eravamo determinati a farlo, succedesse quel che voleva succedere; alla fine della serata, ero decisamente disfatta e dovetti faticare per recuperare, con il trucco, una dignità di immagine.
    
    Ci eravamo attardati oltre ogni ragionevole limite; per ulteriore disgrazia, quando uscii dall’albergo, mi resi conto che pioveva ormai a dirotto; sapevo che la statale, ...
    ... in quelle condizioni, era di difficile praticabilità, ma ormai ero abbastanza padrona del percorso e mi avviai con una certa serenità; quando avevo percorso più della metà della tratta, uno scroscio improvviso, la classica ‘bomba d’acqua’ si abbatté sulla strada che stavo percorrendo.
    
    Terrorizzata, mi accorsi che la macchina manovrava male e che il famigerato effetto dell’aquaplaning imponeva continue correzioni a ruote che andavano da sole; lo scuolabus, fortunatamente vuoto, mi apparve davanti all’improvviso come emerso dal nulla; il disperato tentativo di una brusca frenata all’ultimo momento aggravò solo la situazione; vidi l’automezzo che avvicinava terribile, udii lo schianto e persi conoscenza.
    
    Mi risvegliai in un ambiente che solo lentamente riconobbi come camera d’ospedale; impiegai un certo tempo per rendermi conto che ero una mummia, fasciata dalla nuca ai piedi; accanto al letto, un agente di polizia poneva domande che mi arrivarono ovattate; non riuscii ad articolare parola; si arrese e comunicò che sarebbe passato quando fossi stata in grado di dare delle rispose alle molte domande.
    
    Furono molti, i giorni necessari prima che mi togliessero, almeno in parte, le bende e il poliziotto potesse tornare ad interrogarmi; la cosa che mi colpì di più fu che, in tutto quel tempo, non vidi la faccia di mio marito; il timore che l’incidente avesse fatto scoprire la mia infedeltà mi assalì e mi tormentò per un poco; poi, seguendo uno schema ormai tutto mio, mi ...
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