Mea culpa
Data: 14/10/2020,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
E’ ormai un anno che copulo, una volta alla settimana, con Aldo, un fustaccio conosciuto ad una festa di amici; si era imboscato accompagnando una vecchia amica matura e mi aveva catturato immediatamente col fascino fresco del montanaro rozzo ma abituato alla vita all’aperto; l’amica mi aveva cantato le sue lodi a letto ed avevo deciso, seduta stante, che andava bene, per la mia scelta di cornificare Alex, fare ogni giovedì una passeggiata al paese.
Per lui era difficile venire in città, dove comunque il soggiorno pesava a lui e a me; invece, con un viaggio di tre quarti d’ora di macchina, raggiungevo il suo paese, prendevamo una camera nell’unico albergo e lì lo svuotavo fino a sera, rientrando a casa in maniera inoppugnabile; la noia era che quasi tutto il percorso era su una statale poco trafficata ma con molte intersezioni per la densa popolazione e i numerosi paesi sparsi nell’area.
Alla determinazione di fare le corna a mio marito ero arrivata, dopo cinque anni di fidanzamento e dieci di matrimonio, perché negli ultimi due mi ero sentita sempre più monile trai ‘suoi gioielli’; in altri termini, venivo esclusa da decisioni importanti, perché non avevo mai lavorato e non mi ero interessata del modo in cui lui, un piccolo imprenditore, era arrivato a mettere su una notevole fortuna.
Passati i trenta, avevo deciso di entrare nel vivo delle sue iniziative; ma non avendo neanche una semplice infarinatura dei meccanismi di attività ed avendo assunto decisioni ...
... sbagliate, imposte solo perché ero la ‘moglie del padrone’, mi trovai di fronte a feroci rampogne di mio marito che mi offesero molto; in risposta, decisi di organizzarmi per cornificarlo senza che se ne accorgesse.
Sbagliavo su tutti i fronti; ma mi andò bene, perché lui mi credette sempre sincera e leale, non controllò né conti né movimenti, non arrivò mai nemmeno a pensare che, dopo quindici anni, dai diciotto che avevo quando lo conobbi ai trentatré di quel momento, mi sarebbe all’improvviso saltato il ghiribizzo di tradirlo come l’ultima delle troie; misi alla prova tutta la mia perfidia e intrecciai tre relazioni, due volte con dirigenti di fabbrica e una col bull di montagna.
Creato l’alibi di una visita a mia nonna il giovedì pomeriggio, non mi era difficile mettermi in macchina e raggiungere rapidamente il paese, dove in breve tutti mi conoscevano e sapevano, ma non esistevano possibilità che la notizia arrivasse in città e a mio marito; parcheggiavo davanti all’unico albergo e passavo dal bancone a ritirare la chiave della camera 105 diventata, dopo poco tempo, quasi nostro appannaggio.
Anche quel maledetto giovedì pomeriggio, all’andata, le cose filarono lisce come l’olio, secondo uno schema e rituali ormai consolidati; alle tre ero in piazza, parcheggiai, scambiai un bacio con Aldo che mi aspettava davanti all’albergo, ritirai la solita chiave e ci dirigemmo alle camere; i gesti e gli ammiccamenti di lui con il proprietario e con gli amici non mi diedero ...