Danilo e federico - parte i: cicatrici (12)
Data: 13/10/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: vgvg91, Fonte: Annunci69
L’ultimo giorno della nostra permanenza a Firenze, Danilo avrebbe dovuto tenere la sua conferenza. Mentre era in bagno a prepararsi, decisi che avrei assistito anche io, ma evitando accuratamente di informarlo prima, così da fargli una sorpresa.
Fantasticavo sulla notte di sesso infuocato appena trascorsa, quando lo squillo di un cellulare mi riportò sul pianeta Terra. Mi guardai attorno. Il mio era accanto alla pila di compiti che stavo correggendo, ma non emetteva alcun suono. Voltai la testa e mi accorsi che si trattava del cellulare di Danilo. Esitai un attimo: poteva essere una chiamata di lavoro importante, ma a quanto pare non si accingeva ad uscire dal bagno. Mi morsi le labbra e mi avvicinai. Sul display lampeggiava un nome: “Serena”.
Lottai contro la mia curiosità: non avevo la minima intenzione di impicciarmi dei suoi affari privati. E poi, con ogni probabilità, Serena poteva benissimo essere una sua collega di lavoro. Lasciai perdere e, facendo a pugni contro la mia stessa curiosità, tornai a sedere allo scrittoio.
Dopo qualche secondo, Danilo uscì dal bagno, già vestito di tutto punto in un completo formale elegantissimo.
«Stai davvero bene» gli dissi, sorridendo.
«Il mio cellulare ha suonato?» mi chiese lui, senza rispondere al mio complimento.
«Sì, ma ero impegnato a correggere i compiti e ho lasciato squillare a vuoto» risposi, sollevando le spalle.
Osservai Danilo raccogliere il telefono e informarsi sulla chiamata persa: la sua ...
... espressione cambiò, in un modo molto simile a un’altra occasione che avevo notato negli scorsi mesi. Poi sbuffò e intascò il cellulare. Mi trattenni dal rivolgere alcuna domanda, ma scrutai con interesse le sue azioni.
Dopo essersi specchiato rapidamente, si avviò verso la porta. «Allora io vado, ci vediamo stasera».
«Non dimentichi nulla?» chiesi io, sollevando le sopracciglia e piegando la bocca.
«Dimentico qualcosa?» mi fece eco lui, passandosi una mano sulle tasche.
«Lascia perdere» risposi, accigliandomi e tornando a guardare in direzione dello scrittoio. Poi lo sentii attraversare la stanza a grandi falcate e girare la sedia sul quale mi trovavo verso di lui, facendomi trasalire.
«Non fare questi giochetti con me. Se vuoi un bacio, me lo dici» mi disse, con il viso a pochi centimetri dal mio. Poi mi baciò delicatamente.
«D’accordo» risposi, dandogli un buffetto sulla guancia. «Ma non spaventarmi così».
«Questo non posso promettertelo» disse, uscendo.
Aspettai qualche secondo, poi mi alzai, infilai il giubbotto e lo seguii, mantenendo una discreta distanza. Purtroppo, non avevo idea di dove si tenessero le conferenze, quindi fui costretto mio malgrado a pedinarlo.
Ebbi l’impressione di essere quasi un criminale ma, fortunatamente, la sede non era troppo distante dall’hotel: sollevato, entrai nel palazzo una manciata di secondi dopo di lui.
C’era più gente del previsto, però mi fu d’aiuto per trovare la stanza giusta, seguendo il flusso di ...