Blade: Notti insonni
Data: 27/08/2020,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... mi andava bene. -Qualcuna.-, dissi, restando vago. Lei mi baciò. Scese sul petto e me lo accarezzò. -Qualcuna.-, ripeté. Come se la risposta non la convincesse. Io sospirai. Possibile che non riuscisse a godersi l’istante? -Saranno state una decina. Contenta?-, chiesi. Lei si distese sulla schiena e io scesi accarezzandole lo stomaco. Zhara gemette quando scesi sul pube. -E sei stato così… gentile con tutte loro?-, chiese. -No. Non con tutte.-, dissi. Poi mi misi a leccarle la vulva. Zhara gemette di nuovo, stavolta in modo prolungato. Trovai il clito e lo stimolai. La giovane s’inarcò dal piacere. -Mettilo dentro… adesso!-, ordinò con voce arrochita. Eseguii. Sprofondai in un baratro calco e umido che mi strappò un gemito, lei afferrò spasmodicamente le coperte. Poi cambiò idea e piantò le unghie nella mia schiena. -Oh, siiiì! Erano anni…-, sibilò. Pompai. Iniziammo ad ansimare. Cambiammo posizione con lei sopra. -Ah, ecco cosa mi piace…-, spezzò la frase per prendere fiato, -Sapere che anche chi vuol’essere libero a volte…-, le strinsi i seni, -ama stare in catene!-. Sorrisi. Le sue erano sicuramente catene di ben altro tipo. A cui avrei potuto, volendo, sottostare. Le ero piantato dentro come paletto e lei andava su e giù in una cavalcata selvaggia. Rischiavo di venire e mi domandai se fosse protetta o no ma non pareva importarle. Allora, decisi di non preoccuparmi. -Siiiiiiì!-, un’ultima esclamazione di trionfo mentre strinsi i suoi seni e lei mi graffiò il petto ...
... inarcando la schiena, godendo all’unisono con me che venni a grandi fiotti dentro di lei. Poi crollammo sul letto. Come morti, mai così vivi.
Passarono minuti. Non so dire quanti. Poi sentii la mia mano scorrere lungo la schiena di Zhara. Lentamente, dalle scapole sino all’osso sacro. Nessun bisogno di parlare. Per un unico, lungo istante, fummo solo noi, in un universo privo di confini, limiti, tempo e spazio. Un mondo frattale che sparì nel giro di un respiro. Zhara bofonchiò qualcosa. -Come?-, chiesi. -è stato bellissimo. Non ricordo neanche l’ultima volta che l’ho fatto così…-, disse. Io sorrisi, lusingato. Mi alzai, lentamente. Concedendo al mio corpo il tempo per riprendersi, non che ce ne volesse poi molto (ero giovane e il fattore rigenerante mi favoriva). -Comunque, voglio che tu sappia una cosa: durante il mio lavoretto a Dallas ho ucciso una giovane che non c’entrava nulla. Non intendo più farlo.-, dissi. Zhara si mise a sedere, ascoltando. -C’é una linea che non voglio superare, come tu non vuoi superare la tua.-, dissi. -Belle parole, tesoro. Ma sappiamo entrambi che non possiamo sempre essere quello che vogliamo. A volte la vita prende, quando vuole.-, disse lei. Si alzò. Un sottile filo di sperma le usciva dalla vulva scendendo lungo la coscia ma non pareva badarci. -Già. La vita prende quando vuole, ma noi dovremmo almeno provare a essere migliori, no?-, chiesi. -Forse.-, ammise l’araba. Mi baciò. Un bacio lungo, sensuale. Lasciai che fosse lei a dire quando ...