1. Blade: Notti insonni


    Data: 27/08/2020, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... dove ti portano rispetto. Forse era tempo che Zharia capisse questo semplice detto.
    
    -Pronto?-, la voce flautata della donna mi fece ricordare cosa dovevo dirle. Chiamarla era stata la prima cosa che avevo fatto una volta arrivato fuori dall’areoporto e a un chioschetto dove mangiare qualcosa di decente rispetto al panino plasticoso servitomi sull’aereo. -Zhara. Sono io. Ho finito. Sono a New York.-, dissi. -Mando qualcuno a prenderti.-, disse lei. Le diedi l’indirizzo in cui mi trovavo e l’ok e chiusi la chiamata, tornando al taco che stavo mangiando con gusto. Pagai e attesi che arrivase l’uomo di Zhara.
    
    L’auto nera si fermò quasi sul marciapiede e la portiera dietro si spalancò. Il tizio dietro mi fece segno di muovermi a entrare. Entrai. Agitazione, percettibile. -Allora? Lavoro fatto?-, chiese il tizio accanto a me. Abbandonammo New York, lo vidi dai finestrini. -Sai, Zhara ha deciso che sei stato un po’ tanto arrogante…-, disse l’autista. -Quindi capisci che… dobbiamo darti una lezione. Mi spiace.-, disse il tipo. Sparò allo stomaco. Un dolore cane. Sentii il proiettile entrare, farsi strada tra i miei intestini e uscire. Strinsi i denti. -Figli di puttana!-, ringhiai. -Niente di personale.-, disse l’autista. -Io so che Zhara non avrebbe mai dato un ordine simile.-, dissi. “Avanti, dannato fattore rigenerante!”. -Forse o forse no. Forse vogliamo solo avere meno ostacoli possibili…-, disse l’autista. -Allora avete sbagliato di brutto.-, dissi io. L’altro si ...
    ... avvicinò. Mi puntò la pistola alla testa. -Forse. Ma tra un istante tutto ciò non ti riguarderà più.-, disse. Agii ignorando il dolore. Deviai la pistola dalla testa muovendo il capo nella direzione opposta e spendendo la pallottola verso il finestrino anteriore. La mano sinistra si protese. Sguainai gli artigli. Snikt! Il tizio si ritrovò impalato. La presa sulla pistola si affolosciò e l’arma passò in mano mia. Sparai. L’autista imprecò e sbandò fuoristrada mentre un proiettile gli entrava nel ginocchio destro. Uscii dall’auto. La ferita allo stomaco era netta e il proiettile era uscito. Bene. Mi reggevo ancora sulle mie gambe. Arrivai alla portiera del guidatore e scaraventai fuori il bastardo. Lui parve cercare un’arma nel giubbotto. Sparai. La mano sinistra esplose e la pallottola proseguì la corsa nella spalla. Eravamo in una zona abbandonata di New York, o pressappoco. Un postaccio in cui nessuno ci avrebbe cercati. Era tempo di scambiare due chiacchere col simpatico autista. Che si teneva il moncherino della mano contro la spalla. Presi il telefono e feci partire il registratore audio. -Allora… Mi spieghi che cazzo succede?-, chiesi. -Succede che sei troppo bravo. Alcuni dei nostri sono… gelosi.-, disse il tizio menomato. -Delle mie abilita? O del mio rapporto con Zhara? Non é colpa mia se dispongo delle prime e a voi mancano i cojones per riuscire a concretizzare il secondo.-, nessun’ironia, solo la verità. -Sei l’unico nella nostra rete che l’abbia mai vista in faccia… non ...
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