1. Blade: Notti insonni


    Data: 27/08/2020, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... succhiai i capezzoli mentre lei sussurrava cose oscene. -Oh, era parecchio che non scopavo così bene…-, sussurrò all’ennesimo colpo di maglio, -Ma voglio sentirlo meglio!-. Mi sdraiai. Lei s’impalò sopra di me. Ma si vedeva che quella posa non le era congeniale. Si tolse mettendosi a pecora. -Prendimi così!-, esclamò. Io sorrisi. Volentieri… Le entrai dentro quasi brutalmente ma era evidente che a lei piaceva. Andammo avanti per diverso tempo, con lei che sussurrava oscenità in varie lingue e io che le schiaffeggiavo le natiche. Cambiammo posizione, ancora con lei sopra, solo per breve tempo. Quando venimmo (o almeno, io venni, lei ormai viveva un orgasmo continuo) con me sopra e lei sotto, ad ansimare, erano già le 3.12. Mi lasciai cadere accanto a lei, la mente vuota. Accarezzandola appena. -Cazzo.. era una vita che non lo facevo così!-, esclamò lei. Io sorrisi. Modestamente. Era pur vero che, con un fattore rigenerante era un po’ barare. Lei sorrise. -Mi hai fatto addirittura piangere… &egrave stato splendido!-. Annuii. Ora però io avevo un compito. E lei doveva andarsene. Mi alzai. -Che fai?-, chiese lei. Pareva stremata. Normale. -Faccio quello che dovevo fare a Dallas.-, dissi. -Vai a uccidere quell’uomo?-, chiese lei. Cazzo! Ecco, questo era il classico momento che odiavo. La gente troppo curiosa per il proprio bene. -Perché?-, chiese lei. Non pareva affranta o che, solo calma e forse curiosa. -Perché devo.-, sibilai io. Mi rivestii. -E tu non dovrai essere qui, ...
    ... quando accadrà.-. Mona mi fissò. Occhi castani nei miei. Uno specchio per ogni iniquità, una lente per ogni impurità. Un prisma per ogni tentazione. -Sei pazzo.-, sentenziò. Io scossi il capo. -No. Forse. Che importa? La vita é troppo breve per farsi dubbi simili.-, dissi. -Vattene, ora. Prima che…-, non finii la frase che lei fece per urlare. Lo capii dal modo in cui aprì la bocca. Sussultai, fu come uno schiaffo morale. Ma sapevo che andava fatto: trapassai il petto della giovane con un artiglio. Mai come in quel momento mi sentii male per l’essere ciò che ero. Lei mi fissò. -No…-, sussurrò. Io la guardai spegnersi. Mormorai due sole parole. -Mi dispiace.-. Era quanto di più vero potevo dire di provare. Poi feci quel che dovevo fare. Erano le 3.13. Forzai la porta della stanza. Jack, il giustiziere da strapazzo fece per alzarsi dal letto e raggiungere una Colt posta sulla scrivania. Grave errore. Lo raggiunsi prima e gli spezzai il collo. E ora avevo due cadaveri da liquidare. Cazzo. Cazzo! Per un istante realizzai che non c’era via di fuga. Poi lo sentii dietro di me. Una presenza. Odore di cordite appiccicato ai vestiti. Mi girai. Frank Castle, Punisher, l’uomo col teschio. Mi fissava. Capii che forse ero al capolinea. Ma poi notai alcune cose. Il fucile abbassato, le mani lontane dalle armi nascoste sotto l’impermeabile lungo. -Ben fatto.-, disse. -Come?-, chiesi. Ero sbalordito. -Hai ucciso Jack Sevrien, un tizio che uccideva anche chi non lo meritava. Uno dei miei ...
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