La vita di margi
Data: 10/08/2020,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Easytolove, Fonte: Annunci69
L’infanzia di Margi
Sono nata in una tranquilla cittadina di provincia del nord ovest italiano.
La mia famiglia era molto religiosa, mio padre funzionario di un grande ente statale, mia madre casalinga
e fattrice di figli. Entrambi cattolici ortodossi, seguivano alla lettera i dettami della chiesa, per cui avevo otto tra fratelli e sorelle, ed io ero la più giovane, l’ultima arrivata, poi probabilmente mia madre entrò in menopausa, e non fu più in grado di procreare.
In casa regnava un atmosfera che si alimentava sul concetto per cui, ogni azione e decisione potenzialmente avrebbe potuto essere condizionata da quello che veniva definito come il “peccato”.
Ogni desiderio non lecito era peccaminoso, e andava espiato con punizioni e preghiere.
Poi quando giunsi in età scolare, venni mandata in un collegio salesiano gestito da suore, dove rimasi fino al conseguimento della licenza di scuola media superiore.
Era un collegio rigorosamente femminile, e li ricevetti al pari di Flaubert, la mia educazione sentimentale.
Si trattava di una grande casa, ottocentesca, forse qualche lascito di un nobile trapassato senza eredi, immersa in un grande giardino circondato da un alto muro di mattoni rossi, con un enorme cancello di ferro battuto.
All’interno grandi alberi secolari regalavano in estate la loro fresca ombra.
La casa era enorme. Al piano terreno le cucine, con un grande salone, che fungeva da refettorio,
e poi le aule dove studiavamo, mentre al ...
... piano superiore un lunghissimo corridoio separava le stanze in cui,
divise per età dormivamo, in letti a castello.
La direttrice era una vigorosa suora, la madre superiora, forse quando arrivai poteva avere una cinquantina di anni, mentre a gestire il buon andamento del collegio, c’erano un'altra decina di sorelle,
alcune più giovani , quasi tutte dedite all’insegnamento, e altre più anziane, con compito di amministrazione e coordinamento.
Gli unici a non essere religiosi, erano tre donnone del paese, che si occupavano della cucina e delle pulizie, e un giardiniere, un uomo taciturno e scontroso, l’unico esponente del mondo maschile che ho potuto vedere fino all’età di quattordici anni.
Ricordo che passai le prime due notti insonni a piangere in silenzio.
Pur se condizionata da paure e misteri, fino ad allora la mia era stata un infanzia felice, trastullata dei miei fratelli e dalle mie sorelle più grandi, con i miei spazi e le mie cose, nel grande appartamento in cui vivevamo.
Anche mia madre, forse consapevole che ero l’ultima sua figlia, e che poi non avrebbe più procreato, per quanto le sue rigide regole religiose lo consentissero, aveva verso di me riversato tutte quelle premure e attenzioni che forse, aveva in parte fatto mancare ai miei fratelli.
Mio padre che era molto più rigido, severo e attento, dopo qualche tempo si accorse di questa debolezza che il resto della famiglia manifestava nei miei confronti, e temendo in una mia crescita malsana, ...