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Startrail con Dolomiti – 4
Data: 27/07/2020, Categorie: Erotici Racconti, Racconti Erotici, Autore: I racconti di William, Fonte: RaccontiMilu
... non soddisfatta permeava la sua voce. – Il ditalino di questa mattina è stato meraviglioso, e speravo in un altro, ma non fai altro che baciarmi… – Che sciocchina che sei – l’apostrofai con dolcezza. – La scusa del sesso sotto le stelle mi serviva per portarti qui e permetterti di fare una foto memorabile. Emma si voltò verso di me, il viso che mostrava tutta la sua incomprensione. Mi alzai in piedi e le porsi una mano, che prese e in un attimo anche lei era in posizione eretta. Afferrai la lampada da campo elettrica e l’accesi in modalità “luce calda”, illuminando un piccolo cerchio di qualche metro di raggio con un bagliore dorato così che potessimo vedere agevolmente. Invitai Emma a raggiungere la fotocamera ancora in posizione sul treppiedi e le chiesi di toglierla e passarmela. La curiosità sul suo volto non calò di una minima frazione nemmeno quando mi pose la macchina e vide che avevo in mano uno strano oggetto piatto se non per una protuberanza all’estremità. – Cos’è? – domandò. Misi l’oggetto sotto un’ascella, aprii il vano della fotocamera e vi feci scivolare fuori la pila. Al suo posto infilai l’oggetto. – È il mio pacco di batterie – le spiegai, poi mi avvicinai a lei e, tenendo la fotocamera per la cinghia, afferrai la ragazza per la vita e la baciai con passione, scivolandole in bocca con la lingua. Lei non si fece pregare e subito la sua si strofinò con la mia. Restammo qualche secondo così, poi mi staccai. – La fotocamera deve durare a lungo – le sussurrai in ...
... un orecchio. Sentii la sua mano scivolare sul mio cavallo e stringere dolcemente, afferrando il mio cazzo in erezione attraverso gli abiti. Dopo quel tempo passato a fare petting, dovevo avere le mutande macchiate di liquido precoitale. Sfregò un po’, come a controllare quanto fosse duro. A sua volta, mi bisbigliò in un orecchio: – Anche tu? – Lo scopriremo tra un momento, ma prima… – risposi, e le porsi la macchina. – Ne varrà la pena – le promisi, quando parve che la cosa la lasciasse delusa per l’interruzione. Le feci riposizionare la fotocamera sul treppiedi, quindi le dissi di accenderla e programmarla come le avrei consigliato. L’avevo già fatto in passato con la mia, ma aver studiato nel pomeriggio le caratteristiche della macchina di Emma avrebbe permesso di avere risultati migliori. La baciai sul collo e le dissi di impostare la sensibilità del sensore a 1600, poi il diaframma con apertura a f/2.8. Emma, come mi aspettavo, non aveva idea di cosa stessi parlando, e allora le spiegai come fare, come muoversi nei menù. – Muovi la rotellina così – le suggerii, appoggiandole una mano su un seno e ruotandola nel medesimo senso. I suoi capezzoli erano ancora turgidi e lei sussultò con un gemito di piacere. La baciai ancora e le consigliai di togliere la correzione automatica del rumore. – Come? – chiese lei, dolcemente. – Vedi quel menù? – Sì. – Ecco, tu continua a scendere così… – le ordinai mentre una mia mano calava sotto la sua cintura e scivolava nelle sue mutandine. ...