1. Before the White


    Data: 06/07/2020, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... ne andò. Furono gli insulti, e poi il rumore di pelle contro pelle a farlo voltare. Il tizio in nero aveva deciso di punire Laura per la sua presunta incapacità a persuaderlo, evidentemente. L’uomo si odiò. E ancor di più odiò il mondo intero. Schifo sopra schifo. Strinse il coltello. L’altro non si accorse di nulla. Colpì la ragazza al viso con un manrovescio. Poco metodico e sicuramente appariscente. Era un bruto che si sfogava sui deboli. -Ringrazia che non c’&egrave Deb di ronda: lui avrebbe fatto di peggio!-, ringhiò all’indirizzo di Laura. Le altre si erano disperse, alla ricerca di clienti che le salvassero da una punizione analoga. Restavano solo lui e quel tipo. E la ragazza. -Ora forza, vieni! C’&egrave una festa alla villa di un tale Sin e ha detto che vuole qualche ragazza. Tu sarai tra le fortunate e cerca di fare bella figura, puttana. Altrimenti’-. L’uomo decise. Basta. Basta con il far finta che tutto andasse bene. Basta con le scuse ma soprattutto, basta ignorare quel sentimento di pura e semplice rabbia che gli cresceva dentro. Il bastardo che aveva venduto droga ai suoi amici e alla sua ragazza l’aveva fatto senza pensare alle conseguenze. Lui fece lo stesso. Estrasse il coltello, aprendo la lama, girò e annullò la distanza tra sé e il bersaglio. Afferrò il tizio in nero per la fronte, tirando indietro la testa e piantando la lama nel collo dell’uomo. Sangue. Tremiti. Rantoli disperati in cerca d’aria. L’uomo lo accompagnò a terra, sentendo la vita di ...
    ... quello stronzo spegnersi tra le sue mani. Concluse per buona misura tagliando la gola. Si alzò. Laura lo guardava. Grata e terrorizzata. Incapace di dire alcunché. -Vieni.-, le disse. La ragazza lo seguì. Arrivarono sino a casa sua. Nessuna parola, lui che quasi la trascinava, lei che non riusciva a dire nulla. Lui che non parlava, nemmeno pensava per non ponderare ciò che aveva appena fatto. Quando alla fine arrivarono a casa sua, l’uomo si concesse finalmente di pensare alla sua azione. Aveva ucciso. Aveva ucciso ed entro una certa misura quell’uccidere gli era sembrato giusto. Laura crollò sul pavimento piangendo. Si mise a singhiozzare come una bambina. Lui invece si guardò le mani. Aveva sangue sui guanti, pochissimo ma c’era. Emoglobina. Un marchio che non sarebbe mai più scomparso. Fine di ogni pretesa d’innocenza. In un singolo istante permise all’orrore, alla consapevolezza di quanto fatto, di entrargli dentro, di scavargli nell’animo. Rabbrividì. Si sentì sull’orlo della nausea e delle lacrime. ‘Reagisci!’. La consapevolezza della giovane che stava rannicchiata sul pavimento lo aiutò a riprendersi. Non poteva cedere. Non ancora. Non finché ci fosse stato quella ragazza da salvare. Poi poteva disperarsi quanto voleva. Ma finché lei non fosse stata in salvo’ -Laura, ascoltami’-, la voce gli uscì piano, flebile. Ma doveva farcela! -Perché l’hai fatto?-, chiese la giovane. Piangeva, -Ora mi daranno la caccia. Mi uccideranno!-. Lui capì. Ovvio. A meno che lui non l’avesse ...
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