Beyond the White. Indian target
Data: 18/06/2020,
Categorie:
Erotici Racconti,
Racconti Erotici,
Etero
Voyeur
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... quello che aveva potuto andare storto lo aveva fatto. -Gli hai detto di me?-, chiese Dalima. L’altro tentennò. -Rispondi!-, esclamò lei, al culmine dell’irritazione. Odiava perder tempo e odiava i fallimenti. Soprattutto, odiava i fallimenti catastrofici come quello. -Io… mi avrebbe ucciso…-, mormorò l’altro. Ora pareva sull’orlo delle lacrime. Dalima sospirò. Magnifico: l’idiota aveva vuotato il sacco. Estrasse la pistola. Sparò due colpi al petto dell’idiota che ancora farfugliava. Morto. Almeno non avrebbe potuto dire niente a nessun’altro. La rabbia lasciò il posto a un’irritazione temperata dalla prudenza. -Come proseguiamo?-, chiese Kunjar. Dalima Kothil prese tempo, riflettendo. In realtà aveva già deciso. Rimandare non era un’opzione. C’era in gioco molto più di quanto si credesse. -Contatta Shankar e Patil.-, disse, -Domani agiremo. Il nostro obiettivo è cambiato leggermente, ma forse possiamo avvantaggiarci da questo casino.-. Il bodyguard annuì.
Il giorno del colpo, c’era una strana calma sulla piazza. Sanjar Tah vi avrebbe tenuto un discorso ufficiale, alla presenza di molti suoi sostenitori e numerosissimi altri spettatori. E ovviamente, c’era un servizio di sicurezza di un certo livello. Cecchini lungo alcuni dei tetti adiacenti, agenti di polizia e altro. Tutto inutile. Non importa quanto un bersaglio sia difficile: le brecce nella sicurezza, finanche la più stretta, sono la regola più che l’eccezione. L’uomo e i suoi compagni sfruttano proprio le brecce. ...
... Sono metodici e rapidi. I punti alti sono la minaccia maggiore, oltre che la maggiore possibilità di colpire il nemico. E il nemico è Sanjar Tah, prossimo a salire e a iniziare il suo discorso. L’uomo espira piano. Il suo bersaglio è stazionario, a soli sei metri, scruta davanti e sotto di sé, convinto che la minaccia arriverà da quella direzione e, da bravi professionisti, si concentrano su quell’area. Perfetto, peccato che, da perfetti imbecilli, dimenticano che il pericolo può venire (e spesso viene) da ben altre parti. L’uomo arriva alle spalle del bersaglio, silenzioso come un’ombra. Nella mano stringa una lama particolare. Un karambit. Il coltello tipico dell’Indonesia era la sua seconda scelta dopo il Tantō, e non sapendo quanto l’India fosse al corrente di quanto accaduto in America qualche anno prima, aveva concordato con i suoi compagni di evitare qualunque possibile riferimento. Le armi erano tutte di altre nazioni, irrintracciabili e prive di numeri di matricola. Le lame erano prodotte da stati esteri e acquistate tramite il deep web, le giberne erano prive di segni identificativi e i giubbotti in kevlar erano israeliani. Nessuna possibilità di risalire agli acquirenti di quella merce. Tutto perfetto. L’uomo impugna il Karambit in presa tradizionale, indice nell’anello al termine dell’impugnatura, lama orizzontale e punta diretta alla sua destra. L’altro forse non è così distratto, sente qualcosa. Forse è attento, o forse l’uomo ha fatto rumore. Si gira, impacciato ...