1. Tornando a casa in autobus 1° parte


    Data: 13/06/2020, Categorie: Prime Esperienze Autore: Liliana1980, Fonte: Annunci69

    ... altri non erano saliti.
    
    La mano fece un piccolo movimento, sicuramente incoraggiato dal mio silenzio, strinse il ginocchio, poi lo rilasciò, ma non si mosse, non era ancora sicuro di come avrei reagito.
    
    Sicuramente aveva paura, forse era la prima volta che lo faceva o forse era la prima volta con una ragazzina.
    
    Chissa quante volte lo avrà sognato, quante volte si sarà masturbato nell’immaginarlo.
    
    Oppure era un esperto e sapeva come doveva comportarsi, cosa doveva fare, affinchè la vittima non scappasse o si mettesse a gridare.
    
    Sicuramente sia nell’uno o nell’altro caso, aspettava un segnale, un segnale di incoraggiamento o di diniego, lo feci, avvicinai la gamba al sedile, avevo accettato il gioco.
    
    Fu sufficente, la mano si aprì, non aveva più paura che la preda scappasse.
    
    Cominciò una lenta carezza sul ginocchio.
    
    Pensavo salisse, invece scese scese verso il basso, arrivò all’inizio del calzettone.
    
    Palpò per qualche istante il polpaccio, accarezzandolo ritornò al ginocchio, schiacciò con le dita la parte interna, voleva far sentire la propria presenza.
    
    Aprì la mano e in quel momento cominciò la salita, centimetro per centimetro verso la meta prefissata.
    
    La mano ora si trovava sulla coscia, era tutta sua, la carezza si era trasfornata in un vero e proprio palpeggiamento.
    
    Dovetti ammettere che non era volgare ne violento, ma dolce, sensuale, preparatorio.
    
    Andava fino al culmine, fin quasi alla meta, raggiungeva il bordo delle ...
    ... mutandine, poi ritornava verso il basso, risaliva, scendeva, una lenta incredibile sensuale carezza, mi piaceva, lo confesso, mi piaceva, anche se era pazzesca quell’attesa di qualcosa che doveva accadere e non accadeva.
    
    Continuavo a guardare la nuca del misterioso palpeggiatore.
    
    Nessun movimento, agiva come se il braccio non fosse suo, lo sguardo sempre fisso davanti a se.
    
    Si comportava come se su quel sedile ci fossero sedute due persone.
    
    Una che stava palpando la mia coscia, l’altra che da bravo impiegato stava tornando a casa dalla sua famiglia.
    
    Cercai di dargli un’età.
    
    Dalla mia prospettiva, potevo dargli circa 40-50 anni, la sua capigliatura era folta, di colore nero, con qualche capello grigio, nessun segno di calvizie e da quello che potevo indovinare, aveva un bel fisico asciutto, segno che praticava sport, anche se non potevo vedere molto, nascosto come era dal pesante giaccone.
    
    Venni strappata da queste congetture da una sensazione di vuoto, aveva staccato la mano.
    
    Mi venne da urlare di non farlo, fortunatamente quell’urlo risonuò solo nella mia mente.
    
    La sensazione di abbandono duró solo per un attimo, appoggio la mano sull’altra gamba sempre a palmo aperto.
    
    Ora palpava il retro della coscia salendo verso l’alto, arrivo alle mutandine, giocò con il bordo, infilando un dito e tirando un po’.
    
    Sempre con la mano aperta iniziò a palparmi una parte del culetto, la strinse, tirandomi verso di se, in questo modo mi costrinse a voltare il corpo ...