Tornando a casa in autobus 1° parte
Data: 13/06/2020,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Liliana1980, Fonte: Annunci69
Ciao amici eccovi a raccontarvi una nuova avventura della mia pazza gioventù.
Frequento la prima ragioneria presso un collegio privato gestito da suore tedesche e una scelta della famiglia, papá riteneva che avrei avuto una migliore istruzione, oltre a questo c’era il vantaggio che in caso di assenza dei genitori (quando mamma raggiungeva papà ai caraibi) potevo rimanere a dormire nel convitto, per non parlare dell’orario, le lezioni finivano alle quattro.
Affinchè possiate capire quello che vi racconteró, vi descrivo la divisa che dobbiamo indossare a secondo della stagione.
Quel giorno, visto che era il periodo invernale, mutandine e reggiseno bianchi, gonna a pieghe bleú che mi arrivava 4 dita sopra il ginocchio, (si accorciava man mano che si andava avanti con gli anni, alle elementari mi arrivava sotto il ginocchio), camicetta bianca, calzettoni bianchi e scarpe nere, sopra la camicetta un golfino bleù e a coprire il tutto un pesante mantello sempre dello stesso colore, allacciato con un gancio ottonato,all’interno due tasce dove potevamo mettere le mani per tenerlo chiuso in caso di vento e non crediate si potesse trasgredire, specialmente con la biancheria intima,(dove si sarebbe potuto barare) a caso venivamo controllate e guai a non essere in regola.
Per andare al collegio veniva a prenderci un pullman e logicamente a fine lezioni ci riportava a casa.
Quel giorno non presi il pullman del collegio dopo la scuola, dovevo scendere in città per fare ...
... una commissione per mamma, perció salii sull’autobus che faceva la linea nord della cittá.
È un tragitto abbastanza lungo.
Viene chiamata linea circolare, in poche parole fa tutta la periferia,però allo stesso modo è molto comodo,l’ultima fermata dista qualche centinaio di metri da casa.
Arriva l’autobus.
Salgo.
Faccio vedere il tesserino dell’abbonamento.
La fermata del collegio è il capolinea,altro vantaggio,non c’è problema di posto.
È mia abitudine sistemarmi verso il fondo, dove si trova il sedile singolo, quello rivolto verso il corridoio.
Non mi siedo, se lo facessi starei male per tutto il viaggio, non so spiegarmi il motivo, ma è così.
Perciò mi metto di fianco, con il viso rivolto verso il finestrino.
Mi piace vedere scorrere il mondo.
Alla terza fermata, la pacchia finisce.
Siamo nella zona dove ci sono gli uffici della provincia.
L’ora coincide con la fine della giornata lavorativa.
L’autobus si riempie come una scatola di sardine, fortunatamente nel mio angolino sono quasi protetta, non vengo pressata più del normale, davanti a me ho ancora un piccolo angolino, in questo modo non vengo schiacciata contro il vetro, quello che sarebbe accaduto se fossi stata sul fondo.
La ressa sarebbe durata parecchio, normalmente fino alla fermata dei giardini, io sarei scesa diverse fermate dopo, come dire circa, 60 di minuti di schiacciamenti.
Pazienza, oramai ci ero abituata succedeva ogni volta che lo prendevo, parlo del ...