Tornando a casa in autobus 1° parte
Data: 13/06/2020,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Liliana1980, Fonte: Annunci69
... bus,maialini.
Mi misi a guardare il mondo esterno che passava davanti agli occhi e mi dimenticai del caotico mondo dell’autobus, con le sue accelerate, frenate, fermate, ripartenze, i sali-scendi e i continui,”permesso”, “permesso devo scendere”.
Piano, piano non sentii più nulla, rapita come ero dalle rapide visioni della sonosciuta vita quotidiana che scorreva al di là del finestrino.
Stavo vivendo in due mondi.
Quello reale dell’autobus, quello irreale del mondo che scorreva come immagini di un film,
Ma come nei film, alla parola fine vieni portata alla realtà.
Pure io lo fui, ma non perchè ero arrivata a destinazione, mancavano parecchie fermate alla mia.
Cosa stava succedendo?
Sentii la mantellina di pesante tessuto bleu aprirsi.
Un istante dopo, una mano mi toccò il ginocchio.
Mi irrigidii, ma non per paura, ma per non sapere cosa fare.
Ma quello che mi soprese maggiorente fù che il primo pensiero che attracersó la mente è stato
“che mano calda e delicata”.
Nel frattempo quel corpo estraneo non si muoveva.
Aspettava.
Sembrava non avere fretta.
Probabilmente voleva vedere quale era la mia reazione, vedere cosa avrei fatto.
Se accettavo quel tocco o lo respingevo come ignobile intrusione.
In quel momento non sapevo cosa fare, come comportarmi.
Avevo la mente in subbuglio, impegnata a capire da dove venisse quella mano.
Chi poteva essere?
Da quello che mi raccontavano le compagne di collegio, sapevo che ...
... potevi incappare nella cosiddetta, “mano morta”,non ho mai capito perché la chiamano così,quella che era appoggiata sul ginocchio di morto non aveva nulla.
Anche se le consideravo fantasie di ragazzine piene di voglia, una certa curiosità c’è l’avevo e più di una volta pensai cosa avrei fatto se fosse capitato a me.
Eccomi accontentata, stava succedendo.
Dai loro racconti, normalmente la mano si appoggiava sul culo, a volte sui fianchi, ma questa era appoggiata su di un ginocchio.
Tenete conto che ero in piedi e che sono alta un metro e settanta.
Per arrivare lì doveva essere un nano o un bambino.
Mi guardai attorno.
Di nani o bambini, non c’era traccia.
Abbassai lo sguardo.
Vidi il braccio che spariva all’interno della mantella.
Seguìi la parte scoperta.
Veniva dal famoso sedile rivolto verso l’interno.
Quasi scoppiai in una fragorosa risata che riuscii a malapena trattenere.
Il porcello aveva sfilato il braccio dal giaccone che indossava e lo aveva fatto passare da sotto, in questo modo aveva la parte inferiore del mio corpo alla sua portata.
La manica era lì vuota, furbo il maialone.
Da quella posizione nessuno poteva notare la mano infilata dentro la mantella,al massimo avrebbero pensato che era senza un braccio.
Nulla da dire il maiale sapeva il fatto suo.
L’uomo aveva il viso rivolto verso l’interno.
Riuscivo a vedere la nuca e una parte del profilo.
Sicuramente era uno degli impiegati provinciali, salito poco prima, ...