Hey diddle diddle. Balla con la Luna
Data: 29/05/2020,
Categorie:
Masturbazione
Autore: Yuko, Fonte: EroticiRacconti
Il Sole era appena sceso sotto l'orizzonte quanto gli specchi del telescopio inquadrarono la sottile falce di Luna che, imbrigliata dagli invisibili lacci dell'eclittica, a causa della rotazione terrestre, veniva trascinata verso il tramonto.
Un occhio a mandorla si avvicinò all'oculare del telescopio catadiottrico per scrutare i fini dettagli del satellite, ingranditi che sembrava quasi di poterli toccare.
“È sempre come la prima volta, e non ci si stanca mai” pensò Yuko mentre passeggiava tra monti, circhi, valli e crateri lunari, ricoperti di quella polvere impalpabile che dava all'ambiente quel noto aspetto di “spiaggia sporca”.
Ma la sottilissima falce, prossima all'orizzonte, trasmetteva immagini avvolte dalla turbolenza delle correnti atmosferiche e i contorni ondulavano incerti, come vibranti. L'appuntita estremità sembrava contorcersi come il sottile flagello di un girino.
Un'immagine simile a un miraggio sulle dune desertiche della Namibia.
La luce radente dava spessore e consistenza a ogni minimo dettaglio della superficie del satellite e l'astrofila rimaneva affascinata di fronte alla visione dei particolari della crosta aliena.
Quel contorno meravigliosamente tondo le sembrava soffice e accogliente come una sedia a dondolo e, perdurando l'osservazione telescopica in una posizione non molto comoda, Yuko cominciò a desiderare quel profilo concavo come una poltrona in cui potersi adagiare, riposando la schiena dopo la giornata di lavoro.
Le ...
... ritornò in mente una filastrocca inglese, una di quelle fantasiose ninna nanne dal testo incongruo.
“Hey, diddle, diddle, the cat and the fiddle
The cow jumped over the moon
The little dog laughed to see such fun
And the dish ran away with the spoon”
Già, la mucca saltò sulla Luna...
Facile a dirsi.
Eppure, quanti disegni in ogni parte del pianeta rappresentavano persone sedute sulla culla della falce del satellite.
Eh, be', la forma era veramente invitante e quei contorni vibranti la rendevano come soffice e vellutata.
Distogliendo l'occhio dall'oculare e allontanandosi dal telescopio, la Luna, in prospettiva, appariva poco distante dal bordo di una cascina lì di fronte.
Se solo Yuko avesse allungato una mano... forse arrampicandosi lungo uno stipite...
Pazzia; bisogna essere un po' pazzi, pensò. Come quella volta che era corsa incontro all'arcobaleno per vedere se effettivamente dove i raggi iridati toccavano il suolo ci fosse stato un paiolo di monete d'oro.
Tenendo d'occhio il profilo della falce la ragazza si arrampicò sullo spigolo di grosse pietre della baita. Allungò la mano e sfiorò il bordo della Luna.
Invece del freddo siderale la giapponese percepì un invitante tepore. Il contorno non era affatto tagliente, ma gradevolmente arrotondato e soffice, come quei vermoni di peluche che si mettono sotto le porte-finestra per evitare gli spifferi.
Yuko si afferrò a due mani al bordo dello spicchio e con i piedi salì ancora sullo ...