Verità e fantasie di un quattordicenne
Data: 08/05/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: corsaro200, Fonte: Annunci69
... inesorabilmente che in quei maschi cercavo lui.
Se al circolo, guardandomi intorno venivo stimolato da qualcuno in particolare, lo aggiungevo ai miei soliti maschi e costruivo intorno a me il cerchio umano. Una volta nel cerchio davo libero spazio alla fantasia che pur diventando ogni giorno sempre più spinta, ero ancora nella fase di toccare e non di essere o farmi toccare. I componenti del cerchio erano fermi e statici, in qualche occasione guardavano, ammiccavano e aveva una reazione, più esattamente un’erezione. La sola parte del corpo che usavo erano le mani. Partito, nel mio primo e vero contatto, dalla coscia sopra il ginocchio, sfiorato più che toccato i peli, ero arrivato con l’immaginazione all’inguine, infilato le dita sotto i pantaloncini, dentro le mutande, toccato coglioni, stretto le dita intorno a cazzi che mi crescevano in mano. Ero arrivato ad abbassare le lampo e fatto uscire i bottoni dalle asole. Immaginato sorprese, che facevano ringalluzzire quelli a cui assegnavo cazzi grossi e ben fatti, o intimidire e far vergognare quelli con il sesso piccolo, quando li mettevo fuori a prendere aria.
Si verificò poi un fatto, che coinvolse me e Marco, per intenderci quello dell’occhiolino ammiccante, che era, tra i frequentatori del circolo, quello più presente nelle mie fantasie e nella mia vita reale.
In una partita tra lui e mio padre, ero già entrato nel ruolo di raccoglitore di palle “da tennis”, venutici a trovare molto vicino, allungò una mano come ...
... per acchiapparmi i gioielli. Diventai tutto rosso e scattai subito all’indietro per sfuggirgli, portandomi le mani davanti per proteggerli. Al che lui si fece una sonora risata, a cui seguì quella di mio padre. Questo gesto fu ripetuto in più occasioni, anche senza pubblico intorno, e veniva sempre accompagnato dalla risata e dall’occhiolino di intesa.
Quella situazione mi imbarazzava molto perché capivo che la mia reazione non era quella giusta ma non sapevo trovarne una migliore. Così dopo una di queste occasioni in cui era presente anche mio padre, appena ebbi la possibilità di parlargli di questo mio disagio, senza essere ascoltato da Marco, mi disse:
- Ma no, Flavio. Per Marco quello è un gesto confidenziale, un suo vezzo, avrai notato che qualche volta lo fa anche con me.
- Ma papà mi imbarazza.
- E tu fallo pure a lui. Così magari smette.
Un pomeriggio ci incontrammo poco distante dai bagni, da cui lui era uscito e io vi ero diretto. Mi si parò davanti, costringendomi a fermare e allungò la mano. Io istintivamente mi ritrassi, ma subito dopo allungai la mia. Lui, che non se lo aspettava, rimase fermo e la mia mano si riempì. Nel mio cerchio fatato, dando spazio alla fantasia, lo avevo già toccato lì, stavolta avveniva nella realtà, le mie dita si erano strette intorno alle sue palle che penzolando erano le più esposte.
Ci guardammo, ci fu un blackout, anche lui era diventato rosso. Superato quell’immobilismo, avevo mollato la presa e lui era scattato ...