1. Verità e fantasie di un quattordicenne


    Data: 08/05/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: corsaro200, Fonte: Annunci69

    Verità e fantasie di un quattordicenne
    
    La prima volta che mio padre mi portò al circolo sportivo ero piccolo. Un premio per essermi comportato bene, aver fatto il mio dovere, che per un ragazzino significa ubbidire e andare bene a scuola. La promessa però non me l’aveva fatto lui ma mia madre e fu così anche le volte successive. Mi sa che anche per lei il circolo doveva essere stato un premio per qualche cosa che, su richiesta del marito, aveva fatto o concesso. Ma lei non ne era rimasta particolarmente interessata e ci andava raramente. Ascoltava però di buon grado quello che lui le raccontava, quasi sempre pettegolezzi, pur essendo frequentato da soli maschi.
    
    Io no, ci andavo con molto piacere. Quando mi ci portò quella prima volta, mi presentò e diede in consegna a Raffaele, una specie di guardiano factotum, per il tempo che entrò nello spogliatoio e ne uscì con la sua tenuta ginnica. Era primavera e insieme a lui entrai nella zona dei campi, dove si svolgevano le varie attività sportive all’aperto. Lì vidi le gambe pelose di tanti soci del circolo. Fin ad allora avevo visto da vicino e anche toccato solo quelle di mio padre. Ora ne stavo vedendo tante e molto ravvicinate. Infatti, appena gli altri soci si accorsero della mia presenza, vennero a conoscere il rampollo, che ero io, di Vittorio, mio padre. Potete anche pensare che questa che sto per raccontarvi sia un’aggiunta fatta in tempi successivi ma non fu così, è vera, e ne avrete anche la prova.
    
    Intorno a ...
    ... me, stando io nel mezzo, si era formato un cerchio di maschi, saranno stati, compreso mio padre, cinque o sei, che è dire dieci, dodici gambe pelose e, allungando di quel tanto le mani, potei toccarle all’altezza delle cosce che venivano a trovarsi in corrispondenza delle mie spalle.
    
    Che sia stata malizia?
    
    Non lo credo, ero troppo piccolo.
    
    Fu istinto, curiosità, se non il piacere di sentire quei peli solleticarmi il palmo della mano. Ne toccai parecchie e, guardando lì dove toccavo, notavo le differenze del colore della pelle, dei peli, più o meno folti, lisci o arricciati e della consistenza. Richiamato da mio padre a stare fermo e non dare fastidio, alzai la testa in alto e vidi, in quelle facce rivolte in basso, occhi sorridenti e un paio di questi che mi facevano l’occhiolino.
    
    Chi lo aveva fatto non rimase anonimo. In seguito ad altre visite ebbe un nome, si chiamava Marco e mio padre lo considerava più amico di altri soci. Quell’ammiccamento continuò a farmelo, come una complice intesa tra di noi.
    
    Questo evento significativo probabilmente ha influito sul mio orientamento sessuale, non tanto per il fatto in sé ma per le rielaborazioni che ne feci in seguito. Col passare degli anni, a seguito di altre visite che feci al club, quella scena l’ho arricchita di particolari. Questi sì, ammantati di malizia quando, superata la pubertà, la mia mente, sollecitata dal mio corpo che cominciava a dare segnali di risveglio sessuale, fu in grado di produrli.
    
    Ma chi più ...
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