1. Il tormento di un padre


    Data: 08/05/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69

    ... continuando a sbatterlo. “O fai la troia solo a parole? Eh? Dimmi … non te lo saresti preso lo stesso il cazzo? … Allora?”
    
    “Si …” Annibale provò a biasciare qualcosa con un tono che tradiva un profondo imbarazzo, ma l’uomo non sembrava soddisfatto.
    
    “Si cosa?” Lo incalzò completamente fuori di sé. “Ti faresti scopare da tuo padre? Eh? … Rispondi!” Gli ordinò assestandogli un colpo deciso.
    
    “Si …”. Urlò il ragazzo con voce rotta dal piacere. “Si mi farei scopare … mi farei scopare”.
    
    Alessandro era completamente fuori di sé, si passava la lingua sulla bocca e si mordeva il labbro inferiore per lo sforzo di trattenere l’eiaculazione.
    
    “Glie l’hai mai visto il pesce?” Continuò. “Rispondi! Glie l’hai visto?”
    
    Annibale sembrava confuso ma l’orgasmo che stava provando era più forte di ogni freno inibitorio.
    
    “Si”. Disse.
    
    “Quando?”
    
    “A volte la notte pensa che io dorma e si tira le seghe davanti ai porno, sul divano del salone … Ahhh … ahhhh… ”.
    
    Sbiancai.
    
    “E tu resti a guardalo?”.
    
    “Ahhh .. si … si … resto a guardarlo”.
    
    “E che fai? Mmmmm … Sei veramente una zoccola.” Alessandro era sul punto di scoppiare.
    
    “Mi sego … Mi sego come un matto e mi metto le dita nel culo fino a quando non lo vedo sborrare”.
    
    Quella confessione fece capitolare lo stallone.
    
    Cominciò a guaire come una belva ferita. “Cazzo … Cazzo …. Sto venendo troia …. Sto venendo”.
    
    “Si ...
    ... … Siiii ingravidami”. Gridò Annibale soddisfatto della reazione suscitata. “Ti prego, non uscire … ingravidami come hai fatto con tua moglie… Mmmm … mmmm …”
    
    “Ahhh … aaah … Esplodo … E-splo-do …” Mugolò Alessandro e, curvandosi sulla schiena del ragazzo, assestando gli ultimi e decisi colpi di reni, scaricò nelle viscere di mio figlio tutto il contenuto dei suoi coglioni.
    
    Mi sentivo intontito, confuso, come se la vita mi avesse sferrato un colpo durissimo sulla nuca.
    
    “Ahhh … Ahhh….” Il mio bambino ancora ansimava.
    
    Arretrai rasente la parete, attento a fare meno rumore possibile, mentre il respiro dei due amanti, in lontananza, si faceva sempre meno serrato, sempre meno carico.
    
    Nell’ingresso, mentre mi rinfilavo le scarpe, li udii scherzare e ridere sorpresi della foga di quell’amplesso.
    
    “Ti è piaciuto?”
    
    “Sei stato fantastico …”.
    
    Col cuore in gola mi chiusi la porta di casa alle spalle.
    
    Non presi l’ascensore.
    
    Imboccai le scale di corsa e, quando fui nell’androne, uscii in strada senza aprire l’ombrello, cominciando a camminare intorno all’isolato come se fossi un automa.
    
    Avvertii sulle spalle il peso opprimente della responsabilità di mio figlio e percepii la mia inadeguatezza per il ruolo che il destino mi aveva lasciato ad affrontare da solo.
    
    Iniziai a singhiozzare rumorosamente, incurante della pioggia battente che mi schiaffeggiava il volto. 
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