Il tormento di un padre
Data: 08/05/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69
... la sua asta mi sembrò un’enorme trave d’acciaio.
“Fottimi, ti prego. Fottimi!” Lo esortò Annibale offrendogli lo spettacolo delle natiche spalancate.
Il caprone non se lo fece ripetere e, piegate le ginocchia, gli piantò il glande tra le mele.
“Aaaaah …. Aaaaah”. Gemeva il ragazzo mentre l’ariete si faceva strada tra le sue viscere. “Sfondami, sono la tua cagna, sfondami”.
Alessandro prese a chiavarselo con violenza.
Lo sbatteva in avanti con forti colpi di reni e lo costringeva a serrare le dita intorno al lenzuolo per tenersi in equilibrio.
Nascosto dietro la porta mi sentii travolto da emozioni indecifrabili.
Avevo sempre pensato al mio piccolo angelo come ad un essere asessuato e non immaginavo che quel bambino potesse risvegliare in un maschio una furia così incontrollata.
Provai a recuperare un barlume di lucidità e ad analizzare con distacco la situazione.
Per la prima volta da quando lo avevo messo al mondo mi resi conto che il corpo affusolato, la gestualità esagerata e le movenze languide di mio figlio dovevano avere un grande effetto su un uomo sensibile a quelle manifestazioni di femminilità.
Un uomo fragile, certo.
Un uomo incapace di confrontarsi con un interlocutore al suo stesso livello.
Un uomo per cui spingere il succo amaro di cinquant’anni di vita in fondo allo sfintere morbido di una creatura innocente rappresentava probabilmente una sorta di terapia, un modo sicuro per esorcizzare una realtà troppo monotona, troppo ...
... prevedibile, troppo opprimente.
E infatti Alessandro sembrava montare Annibale più per il suo piacere personale che non per il bisogno di congiungersi spiritualmente a lui.
Lo dominava, consapevole della sua superiorità fisica e psicologica, gli premeva il piede sulla faccia e gli affondava l’uccello dentro al retto, fino all’altezza dei coglioni, mentre il ragazzo, sopraffatto da quella virilità sconosciuta, era completamente succube.
Lo pregava di non fermarsi, di spaccargli il culo ancora più forte e intanto, con la lingua scomposta e gli occhi fuori dalle orbite, gli leccava i piedi in segno di completa adorazione.
Cominciai a sudare freddo.
Una sensazione di profondo fallimento si era impossessata di me.
Sapevo che avrei dovuto interrompere l’amplesso, eppure non riuscivo ad articolare un solo movimento.
Per rigidità il mio corpo si stava confondendo col cemento della parete alla quale ero appoggiato quando, d’un tratto, le urla di mio figlio si fecero ancora più sorde e somiglianti a quelle di un animale torturato.
Spinsi il capo in avanti, per guardare meglio quello che stava accadendo.
“Cazzo, sta diventando durissimo”. Gridò Annibale. “Mi stai slabbrando il buco … si …. siii ….”
“Sei una puttana”. Gli rispose l’uomo. “Se fossi tuo padre non ti farei uscire di casa”.
“Meno male che non lo sei”. Lo rimbottò mio figlio a fatica. “Sennò mica mi potevi sdrumare”.
“Perché secondo te non ti scopavo lo stesso, vacca?” Rispose Alessandro ...