Amici di ieri
Data: 27/04/2020,
Categorie:
Sentimentali
Autore: Ja, Fonte: EroticiRacconti
... dalla tele; se ne stava immobile con quel pezzo di lingua sopra al labbro, concentrato come me quando prendo gli appunti in classe, pizzicandosi più volte l’inguine quasi a grattarsi per qualche fastidio. “Tanto fai schifo... tanto vale aprire i libri” - lo sfottei, e lui - “Magari per te è vitale ma io sopravvivo pure senza!”. “Anna, qua ho già capito: ho tastato il terreno e me ne posso pure andare di già, tanto qui è tutto irremovibile!” - pensai ironicamente - “Cazzo io dovrei studiare seriamente però! Siamo a fine maggio, tempo dieci giorni e la scuola finisce... cos’è, di qui alla maturità io devo passare le giornate a cercare di aiutare gli svogliati?”.
Ebbene sì, avete fatto centro, fate bene ad esservelo immaginato. Che cosa? Il tempo, ovviamente; quell’atmosfera un poco frizzante, leggera, che sembra annunciare qualcosa di bello. Sì, c’era quella sensazione nell’aria, quella tipica di fine primavera, col sole ancora non ustionante e i profumi che giungono alle narici, e anche i pollini che girano dappertutto (similmente al giramento di coglioni che preludeva quel pomeriggio). Bastava un po’ di brezza estiva ed ecco che mi veniva la pelle d’oca e i peli mi si rizzavano sulle braccia; ma d’altronde era il costo da pagare per iniziare a indossare i vestiti corti, soprattutto quei bei pantaloncini corti e sportivi per stare in casa ma anche per uscire, perfetti sempre, sintetici, e guarda caso io e Davide c’avevamo avuto la stessa idea. Nel senso, non è che fosse ...
... ‘sta gran cosa, però questa sensazione di freschezza, di starsene comodi con qualcosa che bastava indossarla e ti evidenziava il cavallo senza far niente; questo sentore capii che ce l’aveva pure lui. E infatti se ne stava con quei capelli neri e lisci disordinati in testa, una maglietta di un colore che non si intonava manco con l’asfalto, e quei benedetti pantaloncini che a malapena gli coprivano mezza coscia; ma era casa sua, che stesse come voleva. “Anzi” - pensai - “fammi approfittare...” e gli mollai una manata a tradimento sulla gamba che quasi mi aspettai Anna scendere in taverna per la preoccupazione. “Cazzo, corta ’sta partita oh!” esclamai mentre mi malediceva in varie lingue.
“Cià, prendiamo ‘sti cazzo di libri” sospirò sorridendo mentre mi lanciò un’occhiata come a dire “Così tu e quella là vi zittite”. Intanto presi posto al tavolo compiaciuto, e pure sollevato che stette alla mia amichevole manata (che oh, con che confidenza gliela diedi io non lo so); fatto sta che seduto pure lui, di fronte a me, e preso in mano un libro, lo guardò rapidamente dalla copertina al retro per capire di che materia fosse, poi guardò sul tavolo davanti a me. “Cos’hai te?” - aguzzò la vista - “Storia, francese... eh minchia ma dimmelo! Che palle!... aspetta qua che quelli li ho in camera” e mi mollò un piccolo schiaffo sulla nuca andando verso le scale. Non fu però molto veloce e non riuscì così a sottrarsi ai miei riflessi incondizionati che mi portarono ad alzarmi di colpo; pensò ...