Amici di ieri
Data: 27/04/2020,
Categorie:
Sentimentali
Autore: Ja, Fonte: EroticiRacconti
... mentre i nostri genitori chiacchieravano di noi quando s’incontravano per venirci a prendere. E in virtù di questa prospettiva, di questa realtà distorta, la signora Anna mi chiedeva spesso di venire a fare i compiti a casa di Davide, nel vano tentativo di fargli combinare qualcosa.
E così un giorno di quelli presi le gambe e mi incamminai verso casa sua fermandomi a qualche passo dal cancello. Ero nervoso, sì; o meglio, percepivo la sensazione e la consapevolezza che io e Davide avevamo smesso di essere intimi amici già da tempo ma per varie ragioni avrei passato il pomeriggio con lui. In più, ed era ciò a pesarmi maggiormente, sentivo che anche lui pensava lo stesso, cioè sapeva che io sarei andato a casa sua solo per far contenta sua madre. E magari avrebbe passato tutto il tempo a pensare tra sé e sé “Devo spendere tutto ‘sto tempo con lui che di cose in comune ne abbiamo zero solo per far smettere quella di rompere le palle”; dio solo sa quanto questo mi metteva a disagio. Tuttavia, confidavo nella sua comprensione da vecchio amico, cioè speravo che riconoscesse che io non avevo potuto dire di no a sua madre, povera, e che quindi mi trovavo lì anche io dietro una sorta di costrizione.
“Oh...! Ciao tesoro, vieni vieni, accosta pure lì il cancello... tutto bene?” e venni risucchiato dalle mani della signora Anna che mi trascinava amorevolmente dentro casa. Una donna di poche parole no eh; continuava a chiedermi se avevo fame, sete, come stavano i miei. D’altronde ...
... una donna minuta e animata come lei come poteva esserlo? Ma pensai che con il suo caldo e invadente approccio volesse indirettamente ringraziarmi di essere venuto a studiare con Davide nella speranza di “scuotere” suo figlio almeno stavolta, almeno prima dell’esame di maturità dopo gli insuccessi degli anni prima. “Davide è giù, vi lascio da soli e non vi rompo!”.
Presi le scale per la taverna, con attenzione perché ero stato tenuto a lasciare le scarpe all’ingresso, come tipico, e quindi mi scivolavano i piedi come ero scivolato io nella trappola della mamma di Davide che mi vedeva come l’ultimo valido mezzo per aiutare suo figlio (il quale di farsi aiutare non è che moriva dalla voglia).
Sbracato a gambe tese sul divano, immobile come un computer impallato, mosse le palle degli occhi solo appena lo salutai. Fece scivolare con un balzo il joystick dalle mani e mi lanciò un “Ehilà, grande Ale! Vie’ qua” e si compose ad un lato del divano. Un po’ di genuina timidezza mi impedì di precipitarmi accanto a lui e mentre posavo le mie cose sul tavolo alle sue spalle tentai di temperare la (mia) tensione. “Allora? Che racconti?” quasi balbettai. Staccò un istante lo sguardo dalla tele e mi fissò quasi confuso. “Ma se ci siamo visti neanche due ore fa a scuola” rise. “Vuoi far lo spiritoso?” - pensai - “E va bene”. “Oh cazzo ne so cos’altro combini nella tua vita” ribattei, e mi buttai con prepotenza sul divano. “Mo’ arrivo eh! Finisco la partita” disse senza staccare gli occhi ...