Amici di ieri
Data: 27/04/2020,
Categorie:
Sentimentali
Autore: Ja, Fonte: EroticiRacconti
Non so se potessi definirmi nervoso... nel senso, Davide lo conoscevo da quando avevo tre anni, e ora ne avevamo entrambi diciannove, in procinto per diplomarci. Non chiacchieravamo durante l’intervallo né ci vedevamo fuori scuola ma oh, comunque eravamo rimasti l’uno la costante dell’altro; dall’asilo alle elementari, poi dalle elementari alle superiori, sempre insieme, nella stessa classe, mentre qualche nostro buon vecchio amico purtroppo non proseguiva con noi, e poi dalle medie alle superiori, stesso indirizzo, stessa sezione, non cambiava NIENTE. E nello scalare le classi pure alle superiori nessuno dei due riusciva a liberasi dell’altro, veniva bocciato questo, poi l’anno dopo quell’altro, o entrava qualcuno di nuovo, e la classe si restringeva come s’allargava, tipo un elastico; ma io e Davide, poteva accaderne di ogni, non ci saremmo mai allontanati.
Neanche a dire che noi ci mettessimo del nostro eh, voglio dire, pure senza fare alcun tipo di richiesta per farci capitare nella stessa classe, o senza fare tutto pur di non farci bocciare: i miracoli avvenivano e venivamo promossi pure senza impegno, e voilà ciao Davide, ci rivediamo a settembre, ce l’abbiamo fatta anche ‘sta volta.
Va bene, devo ammetterlo: in realtà io non confidavo mica nel destino per farmi promuovere; anzi, nemmeno ci credevo a quelle cose. Mi impegnavo, e anche di brutto, ed è per questo che la madre di Davide, donna che faranno santa, ve lo dico io, m’aveva chiesto se potevo passare a ...
... casa loro quel giorno per studiare qualche argomento insieme a lui. Chiariamoci, alla cara signora Anna importava del rendimento del figlio più che a Davide, gli organizzava delle ripetizioni, tentava di coinvolgerlo nelle cose da studiare come se a scuola ci andasse lei. Però a lui non serviva niente di ciò che gli veniva procurato; ripetizioni, ripassi? Certo che non ne aveva bisogno. Un genio? Non proprio; per dirla in modo elegante: se ne sbatteva proprio il cazzo della scuola, ma Anna, gioia mia, aveva una perseveranza mai vista. Oh oppure aveva il salame sugli occhi, fate voi.
Fatto sta che con l’inizio delle superiori io e lui c’eravamo sempre più distinti, di anno in anno: io arrivai ad essere il più bravo mentre lui si trascinava di classe in classe una promozione risicata alla volta. E da come giocavamo insieme da piccoli eravamo diventati l’uno l’opposto dell’altro, le differenze tra di noi erano emerse come dell’olio nell’acqua; e non stento nemmeno a crederci, avevamo diciannove anni ormai. Se lui faceva quello che continua a parlare con gli amici durante le lezioni ed è già tanto che ricorda di portare con sé l’astuccio, io ero diventato... il secchioncello (però non così timido come il cliché, dai). Tuttavia c’era qualcuno, o meglio qualcuna, che a queste differenze non badava molto, ed era la mamma di Davide; voglio dire che a guardarci con i suoi occhi io e lui rimanevamo quei bambini che abitavano vicini e giocavano nel giardino dell’asilo tanti anni prima, ...