Caldo vento d'estate
Data: 19/04/2020,
Categorie:
Etero
Autore: Robb____, Fonte: Annunci69
“Mi alzai di scatto ma non feci in tempo a ribattere perché con uno strattone avvicinò il mio bacino a lei e, dopo avermi tirato giù il costume con un movimento secco, si avventò sul mio pene già granitico. L’incontro fra il glande e le sue labbra carnose, umide e calde mi procurò un fremito di piacere ininterrotto ed incontrollato lungo la schiena.”
Premesse
Secondo racconto, ispirato all’elemento Aria.
Sempre graditi commenti anche negativi (ma costruttivi) per migliorare.
N. B.: il racconto segue un taglio narrativo-descrittivo, non vi è un “tutto e subito”. Chi non apprezza o è impaziente può andare direttamente al secondo paragrafo.
ARIA: Caldo vento d’estate
La brezza del mare spirava decisa, facendo ondeggiare la mia mano che penzolava pigra dal finestrino. Il vento di maestrale rinfrescava appena mente e corpo in quella torrida giornata estiva.
Temperature record, avrebbero detto i bollettini meteo. Effettivamente mi ritrovai ben presto la camicia umida e la fronte imperlata da goccioline di sudore nonostante fossero solo le nove del mattino.
Era stata una settimana stressante e sentivo la necessità di staccare la spina dalla massacrante routine quotidiana. Così mi svegliai presto, presi un caffè fugace e mi misi in viaggio con l’idea di macinare qualche chilometro in più del solito verso la costa in cambio di un angolo di tranquillità.
Potevo vedere i raggi del sole assonnati stagliarsi all’orizzonte, tingendo il panorama di un arancio che ...
... man mano lasciava spazio al cielo, terso, di un azzurro intenso e profondo.
Trattandosi di un giorno feriale, non trovai molto traffico in direzione del litorale e il clima era stato particolarmente clemente nei miei confronti: in lontananza potevo vedere una distesa piatta, quasi immobile che si perdeva a vista d’occhio per poi dissolversi e diventare un tutt’uno con il cielo. Il mare era una tavola.
Parcheggiai nelle vicinanze di un accesso alla spiaggia libera a cui si approdava dopo aver percorso una passerella di legno dissestata che si snodava fra la vegetazione della macchia mediterranea. Percorrendo quel breve sentiero, sentivo le assi scricchiolare sotto i miei piedi, immerso nel fruscio della sterpaglia che ondeggiava lentamente al vento. A metà della passerella, prima di iniziare la discesa verso la spiaggia, si aprivano degli anfratti nella vegetazione, dove, all’ombra della pineta, il canto delle cicale si faceva quasi assordante.
Giunto sulla spiaggia ancora poco popolata, mi tolsi le scarpe e sentì la sabbia tiepida scaldarmi le piante dei piedi: era finissima e soffice, quasi candida, quasi neve.
Lascia cadere il mio zaino poco prima del bagnasciuga ed entrai in acqua lasciando che il mare cristallino lambisse le mie caviglie, per poi ritirarsi pigramente, lasciando sotto di sé la sabbia dorata ed umida.
Dopo quel primo assaggio di mare, tornai verso la spiaggia, srotolai il mio asciugamano e mi stesi su di esso, con lo sguardo rivolto verso il ...