1. Violagode, capitolo 2: la pineta


    Data: 10/04/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: bettatroietta, Fonte: Annunci69

    ... mi spinge a muovermi con gesti più plateali.
    
    “Meno plateale, troia.” Mi fa il padrone. “Sensuale, non porca. Non ancora almeno. E tu, vieni qua, prendila anche da dietro, così, le sue gambe contro lo sfondo del mare. Aspetta.”
    
    Mi prende entrambi i capezzoli e me li strizza, gemo dal piacevole dolore, poi si china, li mordicchia, li succhia.
    
    “Ecco, fammi un primo piano del capezzolo, sì, così col mare dietro. Ora masturbati troia, voglio una figa aperta, si deve capire quanto è vogliosa di cazzo.”
    
    Io mi masturbo, sto quasi per raggiungere un orgasmo. Il fotografo è davanti a me.
    
    “Ora mettiti a pecora, puttana. Così, facci vedere la figa, allarga un po’ le gambe. Bellissima. Così, perfetta! Fammi vedere le foto.”
    
    I due guardano nello schermo della macchina fotografica, io noto che qualcuno comincia ad osservarci.
    
    “Sai quale è il problema, puttana? Hai il buco del culo troppo chiuso. Rimani ferma così.” Si lecca un dito e me lo mette nel culo. Poi due. Poi tre. “Mmmm… non basta. Succhiamelo un po’.”
    
    Io lo spompino, la sua erezione non tarda a manifestarsi.
    
    “Ora ti inculo per aprire il buco.”
    
    Senza troppi complimenti mi ritrovo il suo cazzo nel culo. Si muove piano, poi sempre più forte, sempre più a fondo. Io gemo.
    
    “Falle qualche primo piano mentre la sodomizzo. Solo primi piani del volto, voglio la sua faccia vogliosa.”
    
    Va avanti per quasi cinque minuti, poi esce dal culo.
    
    “Così è perfetto, vieni a fotografare questa bellezza! Ecco, una ...
    ... figa gonfia e un buco nero aperto.”
    
    Con l’inculata almeno in quattro o cinque si sono alzati e ci guardano da lontano.
    
    “Ora basta foto in spiaggia, andiamo in pineta.”
    
    Raccolgo il telo e lo metto in borsa, raccolgo il costume e faccio per rivestirmi. “No, rimani nuda, troia.”
    
    “Sì, padrone.”
    
    Entriamo in pineta, noto che dei cinque che ci guardavano in piedi tre cominciano a seguirci da lontano. Sono eccitata, la paura di trovarmi in quella situazione si mescola alla sicurezza di essere con un padrone che sa il fatto suo.
    
    Raggiungiamo una zona ben ombreggiata, il mio padrone appoggia lo zaino a terra ed estrae una sporta: “mettiti questi, puttana.”
    
    Io estraggo dalla sporta un paio di scarpe con zeppa e tacco vertiginoso, delle calze nere a rete molto larga ed un reggicalze nero di pizzo, ci sono anche dei grossi occhiali da sole neri. Mi vesto così.
    
    “Ora basta foto, cominciamo a girare. Tu mettiti là, così hai la luce dal punto giusto, tu troia comincia a muoverti un po’, toccati le tette, stringile, faccele vedere bene. Muovi anche il culo, più sinuosa.”
    
    Io eseguo, i tre che ci hanno seguito sono al limitare della radura, ci guardano da dietro gli alberi.
    
    “Ora siediti su questo tronco, cavalcalo. E non me ne frega un cazzo se la tua figa struscia sulla corteccia, diventerà solo più rossa, gonfia ed eccitante. Ecco, brava. Ora scendi troia, metti una gamba sul tronco, allargati bene, facci vedere la figa.”
    
    Io mi metto come mi è stato chiesto, con ...
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