Incroci di terza eta
Data: 21/03/2020,
Categorie:
Etero
Autore: Blacknoble, Fonte: Annunci69
... gente normale non ha nemmeno il tempo di scopare. I doveri superano qualunque altra cosa. I ricchi possono comprarsi il tempo, lo spazio e anche le persone. E, quindi, ne abusano, ne approfittano, pur se chiusi in quella gabbia da dove hanno paura di uscire. Hanno agi che vogliono mantenere, e quegli agi fanno gola a molti. Ma la noia prima o poi arrivava sempre, fu così che entrai a far parte di diverse sette che compivano rituali macabri. Per me era una specie di gioco. Il gioco dei potenti. I ricchi dominano il mondo, vogliono illudersi di dominare anche le anime e cercano nel mistico la conferma della loro divinità. Non sono mai stato in realtà convolto mentalmente in quelle cose, ma far parte di quell’élite, rappresentava una leva sui propri affari. Uomini e donne ricchi allo schifo, vestiti con rozze tonache e con i volti mascherati. Sceglievano le location più suggestive; vecchie chiese, cimiteri antichi, casolari abbandonati, castelli. I rituali si concludevano quasi sempre nello stesso modo. Dopo le celebrazioni, le formule solenni recitate con tono evocativo dal maestro di cerimonia, ci si saziava ad un raffinato buffet, e poi aveva luogo un orgia. Ovunque c’era gente che scopava. Chi in piedi, chi seduto. E, poi ancora, sesso violento. Sesso tra ragazze, ragazzi, donne, uomini e pure anziani. Champagne, superalcolici e droghe di ogni tipo, rendevano l’atmosfera quasi surreale. C’erano tutti, ma sembrava non ci fosse nessuno. Si sentiva nell’aria un penetrante e ...
... bruciante odore di sesso che sovrastava i costosi profumi. Le donne competevano in bellezza. Il languore dell’amore è unico. Non stavi bene, ma stavi bene. Era la via di fuga di chi può avere tutto, l’irrazionalità, l’eccesso”.
Pierre parlava e io mi toccavo.
Eravamo seduti sul tronco di un albero a pochi metri dal mare. Non faceva freddo, le mie spalle erano scoperte, il mio vestito era leggero e sotto non avevo indossato niente.
Pierre parlava e io lo immaginavo in azione durante quei festini. Doveva sicuramente esserne tra i protagonisti, e il suo pene, sicuramente enorme, doveva essere stato conteso da molte. Immaginavo bionde, ricce, piccoline, prosperose, fare a gara per averlo in bocca, nella figa... per farsi riempire da lui, sentire le sue grandi e forti mani sulle natiche, sui seni. Mentre questo film scorreva nella mia mente, la brezza del mare mi accarezzava la pelle, e le mie dita, sul mio clitoride si muovevano lente. Ogni sua parola mi entrava dentro, mi travolgeva. Avevo preso tanti cazzi in vita mia, li sapevo apprezzare. La loro grandezza, la loro consistenza, le vene che li percorrono, la loro potenza, le loro défaillance, ma non era per quello che io e Pierre non avevamo fatto l’amore. In realtà, lo facevamo tutti i giorni, alimentandoci l’uno dell’altro, non paghi di una vita, ma pieni di quella sostanza che allora non sapevo fosse amore.
Ovviamente, Pierre era nell’ala degli uomini ed io in quello delle donne. Il regolamento dell’istituto ...