1. Frate martino - 6


    Data: 15/03/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... Martino, mentre tutto il dolore, la sofferenza, le umiliazioni patite nei mesi passati trovava sfogo in un lungo pianto liberatorio.
    
    Commosso, Virgildo gli andò vicino e lo abbracciò.
    
    “Non possiamo neanche immaginare quello che hai patito, - gli disse – ma adesso è finita. Stiamo tornando ad Acri, dove c’è il nostro capitano: lui deciderà cosa fare,
    
    magari ti imbarcherà su una nave militare e ti rimanderà in Italia.”
    
    “Su, - intervenne Rolando, con un tono brusco, sotto il quale cercava di nascondere la sua commozione – facciamola finita, adesso. Prepariamo il campo per stanotte. Tu, Martino, raccogli un po’ di sterpi, e voi, Virgildo, accendete il fuoco. Io vedo se trovo qualcosa da mangiare qui attorno.”
    
    E tornò infatti poco dopo, trascinandosi dietro un lungo serpente a cui aveva reciso la testa.
    
    “Scuoialo, ragazzo, - disse a Martino – qualche suo antenato ha causato la nostra rovina, adesso tocca a lui rimediare, offrendoci per lo meno una buona cena.”
    
    La mattina dopo si rimisero in cammino e in capo a una settimana furono in vista delle possenti mura di Acri. Era la prima volta in tutta la sua vita che frate Martino si trovava di fronte una vera città. Allo sbalordimento per le mura possenti che la cingevano, si aggiunse l’infinito via vai delle persone di ogni razza e condizione che sciamavano per le strade, il chiasso di voci umane e versi animali, unito allo strepito delle attività svolte davanti alle abitazioni; e su tutto, sovrano, il fetore ...
    ... in certi momenti insopportabile di escrementi e sporcizia di ogni tipo disseminati lungo tutto il percorso dalla porta in cui entrarono, fino alla Caserma dei Cavalieri.
    
    Quando il grande portone si chiuse alle loro spalle, frate Martino tirò un respiro di sollievo: non era abituato a tutto questo e non poche volte si era trovato a rimpiangere la quiete del monastero con lo stagno delle carpe, o la placida tranquillità fra le mura profumate d’incenso di Al-Nadir.
    
    Quasi comprendendo il suo disagio, una volta smontato dal cammello, Virgildo gli batté una mano sulla spalla:
    
    “Ti ci abituerai.”, gli disse con un sorriso.
    
    “Andiamo a darci una ripulita, - disse Rolando, mentre i servi si prendevano cura degli animali – poi ti portiamo dal capitano.”
    
    Raggiunsero il bagno, un edificio che ricordava, molto più in piccolo, le antiche terme romane, sul cui sito forse sorgeva. Una volta entrati, furono accompagnati dagli inservienti in uno stanzino, chiuso da una tenda, al cui centro c’era una sorta di grosso mastello di legno, pieno di acqua calda. Rimasti soli e chiusa la tenda, i tre si spogliarono, Rolando e Virgildo con grande disinvoltura, frate Martino invece con un po’ di imbarazzo, per il fatto di trovarsi nudo con due sconosciuti, i quali dal canto loro presero subito a scherzare fra loro, bagnandosi e insaponandosi la schiena a vicenda.
    
    Evitando di soffermarsi con lo sguardo sulle due nudità accanto a lui, frate Martino si lavò in fretta e furia, uscendo dal ...
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