1. Frate martino - 6


    Data: 15/03/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... fine Selim cedette alla somma offertagli dallo sconosciuto, burlandosi in cuor suo delle idiozie che un uomo può arrivare a commettere pur di soddisfare la sua lussuria. Firmò il contratto di vendita, poi si recò assieme ai due nello stabbio, dove frate Martino stava raccogliendo il letame, e toltogli il forcone di mano:
    
    “Va con questi signori. – gli disse con malagrazia – Sono loro i tuoi padroni, adesso.”
    
    Sul momento, frate Martino lo guardò con occhio vacuo, senza capire; poi, realizzò che era stato venduto a quei due sconosciuti e li fissò preoccupato, per quanto il sorriso di uno dei due cercasse di rassicurarlo.
    
    Stropicciandosi le mani, per tentare di nascondere l’angoscia, si avvicinò ai suoi nuovi padroni, rassegnato al destino che lo aspettava, qualunque esso fosse.
    
    Qualche ora dopo erano nuovamente in viaggio: i due uomini sui cammelli e frate Martino a piedi che li precedeva, reggendo le redini degli animali.
    
    Procedettero per un pezzo sulla pista sabbiosa. Dopo ore che camminavano, prosciugato dal sole e dalla fatica, il ragazzo si sentiva le gambe molli e andava avanti solo per inerzia. Finalmente, verso la metà del pomeriggio, arrivarono in vista dei ruderi di un’antica costruzione. Ci si diressero per passare la notte.
    
    I due, che fino ad allora si erano scambiati solo qualche parola in arabo, scesero dai cammelli, dopo di che il più giovane, si staccò l’otre dalla cintura e lo porse a frate Martino.
    
    “Bevi, ragazzo, - gli disse – devi essere ...
    ... assetato.”
    
    A quelle parole, frate Martino si bloccò con la mano a mezz’aria e la bocca spalancata per lo stupore.
    
    “Ma… siete italici… “, esclamò.
    
    “Siamo italici. – confermò quello – Bevi, adesso.”, e gli prese la mano, stringendola attorno al collo dell’otre.
    
    Automaticamente, frate Martino se lo portò alle labbra e bevve un lungo sorso.
    
    “Chi… chi siete?”, chiese, poi, mentre glielo restituiva.
    
    “Chi sei tu, invece, - fece l’altro – e come sei finito schiavo di quel farabutto?”
    
    “Sono … mi chiamo Martino e ero imbarcato su una nave genovese. Navigavamo in mare diretti a Rodi, quando i pirati ci hanno attaccato… hanno ucciso tutti, hanno razziato tutto il carico e hanno affondato la nave… A me… mi hanno preso prigioniero e mi hanno venduto al padrone di quel caravanserraglio.”, rispose sommariamente il giovane, ritenendo opportuno nascondere certi particolari.
    
    “Maledetti! - commentò Virgildo – Ma adesso è finita, sei libero.”
    
    “Libero? – disse frate Martino, sentendosi sommergere dal sollievo e nello stesso tempo dallo sconforto – E come faccio a riscattare la mia libertà? Non avrei l’ombra di quello che mi avete pagato… neanche se catturassi tutte le mie pulci e le vendessi a un soldo l’una!”
    
    Rolando scoppiò a ridere a quelle parole.
    
    “Non devi preoccuparti per questo, - rispose – siamo cavalieri di San Giovanni, è nostro compito e dovere riscattare i cristiani caduti in prigionia dei nemici di Dio.”
    
    “Cavalieri di San Giovanni…”, esclamò frate ...
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