1. Frate martino - 6


    Data: 15/03/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    [N.B. Questo è un capitolo interlocutorio, come a volte ne sono purtroppo necessari per seguire lo sviluppo della vicenda. Non ci sono quindi esplicite scene di sesso: chi ne sentisse il bisogno, è pregato di saltare al prossimo episodio.]
    
    I due servi, a cui il compito era stato affidato, non appena la luna fu tramontata, verso la metà della notte, penetrarono nell’alloggio di frate Martino e mentre dormiva lo presero, lo legarono e lo imbavagliarono, calandogli un cappuccio in testa; poi lo caricarono su una barca e si diressero verso il mare aperto. Il poveretto non capiva cosa gli stesse succedendo, sospettò che qualcuno si stava vendicando di lui, ma non aveva idea di chi: come tutte le anime oneste e sostanzialmente buone, infatti, mai aveva avuto sentore che ci fosse del malanimo nei suoi confronti.
    
    Arrivati abbastanza al largo, uno dei due prese una corda, ne fissò un capo ad una grossa pietra, che si erano portati dietro, e fece per legare l’altro capo al collo di frate Martino. Ma il secondo, forse impietosito o forse dispiaciuto per un simile spreco, convinse il collega a risparmiargli la vita e trarne magari qualche profitto; così, veleggiarono fino alla costa più vicina, dove lo vendettero al proprietario di un caravanserraglio, di nome Selim, ricavandone una discreta sommetta, con la quale più tardi aprirono una kebabberia ad Aleppo, destinata ad avere con gli anni un enorme successo.
    
    L’inizio di questa nuova vita fu traumatico per il povero frate ...
    ... Martino: tanto per cominciare, la sera stessa del suo arrivo, il nuovo padrone lo violentò. Non perché gli piacesse particolarmente la carne di manzo, ma perché riteneva un suo diritto poterlo fare. Come visse frate Martino questa violenza? Male, come si può comprendere, ma lo ritenne un giusto castigo per tutte le volte che era stato lui ad abusare di qualcuno e la mente non poté fare a meno di tornare ai giorni lontani, quando aveva fatto quel tale gioco con Wolfango, nel fienile del castello. Per sua fortuna, non era più vergine e il nuovo padrone non aveva una grossa dotazione: questo limitò il danno e il dolore che fu più morale che fisico. Oltre allo stupro, frate Martino si vide depredare dei suoi begli abiti e relegare ai lavori più umili nel caravanserraglio: accudire alle bestie nelle stalle, tenere pulite le latrine e quanto di più umiliante il padrone riuscisse ad escogitare; gli risparmiò soltanto l’abominio di mandarlo a scaldare le notti ai cammellieri, per quanto le richieste fossero pressanti, vista la sua avvenenza.
    
    Dalle stelle, insomma, il povero Martino era precipitato alle stalle nel vero senso della parola. I primi giorni se ne dolse, ma ben presto una sorta di abbrutimento cominciò a farsi strada nel suo animo e lui accettò passivamente tutto quello che la sorte gli riservava.
    
    Erano passati un paio di mesi, senza che nulla fosse intervenuto ad apportare qualche novità, quando una un giorno, verso l’ora del tramonto giunsero al caravanserraglio due ...
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