Quell' angelo di mio figlio
Data: 30/01/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69
... grossa quantità di saliva, si infilò prima due, poi tre e infine ben quattro dita dietro.
“Ti prego … lo voglio sentire”.
Mi lasciai coinvolgere, impugnai la mazza di pietra e cominciai ad affondargliela tra le chiappe.
“AAAAH … AAAAAAAAH …” Urlò lui.
Il resto della sala ci guardava.
Avevo gli occhi di tutti gli angeli fissi su di me.
Quelle troie non vedevano l’ora di farsi riservare lo stesso trattamento.
“È enorme … è enorme … neppure mio padre c’ha la minchia così grossa …” Mugolò Giacomo.
“E tu che ne sai del pesce di tuo padre?”. Chiese Davide mentre il suo ragazzo gli succhiava la banana. “Hai provato pure quello vacca?”
“L’ho visto pisciare un sacco di volte … MMMMH … C’ha il cazzone che gli scende fino quasi alla tazza … AAAAAH … ma non è così”. Disse sfiancato mentre, sorpreso da quella confessione, continuavo a inserirglielo.
“Forse è colpa mia …” Mi dissi. “Avrei dovuto essere più attento ... Se fossi stato un padre migliore magari non ci saremmo ritrovati in quella situazione”.
Giacomo era fuori controllo. “Spaccami la fica ti prego … fammi uscire il sangue … non ne ho mai preso uno così grosso …”
Le mie responsabilità si materializzavano davanti ai miei occhi.
“Sbattimi … sono pronto… voglio che mi violenti …”.
Cercai di mantenere lucidità, feci un lungo sospiro e accettai quello che stava accadendo.
La vita mette un genitore dinanzi alle prove più impensabili ma, in ogni caso, quello che conta è avere il polso ...
... fermo.
Mi resi conto che non provavo alcuna forma di repulsione.
Quella troia era comunque il mio bambino. L’avevo visto crescere. Ne avevo fatto un uomo. Lo amavo molto.
“Distruggimi … non devo camminare domani …”.
Le sue richieste si facevano sempre più insistenti e, dentro di me, decisi di agire come un padre deve agire quando sa che può accontentare il suo piccolo.
Appoggiai un ginocchio sul divano e, mantenendo flessa l’altra gamba, gli afferrai il culo e cominciai a sdrumarglielo come voleva lui.
Lo montavo con metodo, estraevo il pesce fino alla base della cappella e, poi, di colpo, glie lo buttavo tutto dentro.
Giacomo gridava ad ogni botta e non ci provava neppure a contenersi.
Stava facendo arrapare tutti i demoni intorno.
“Guarda quella mignotta”. Dicevano ai loro ragazzi. “Prendi esempio, quella si che è una puttana!”
Le mucose del retto erano sul punto di scoppiare.
Pensai che se non mi fossi dato una regolata avrei mandato mio figlio all’ospedale.
“Continua … continua …” Urlava. “Mi stai facendo impazzire”.
Provai una grande tenerezza. Io quel cucciolo l’avevo allevato. Avevo vegliato su di lui.
L’avevo protetto dal mondo quando non era in grado di proteggersi da solo. E avrei continuato a farlo. Sempre.
“Meglio io che uno di questi porci”. Conclusi. “Dopo tutto è uscito dalle mie palle”.
Fu in quel momento che, col cuore più leggero, cominciai davvero a godermi la chiavata.
Guardavo la minchia scomparire dentro alle ...