Ci vuole una pompa
Data: 27/01/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad, Fonte: Annunci69
... gli si accosciò davanti, gli strattonò in giù i pantaloncini e le mutande, quindi afferrò con due dita il cazzetto molle e glielo prese in bocca fino alla radice.
Mimmo non fece in tempo a dire:
“Ma che diavolo…”, che già il suo cazzo gli stava lievitando nella bocca di Evaristo.
Il che avvalora la tesi del famoso naturalista Adadius, il quale, sostenendo la supremazia del cazzo sull’uomo, diceva che spesso l’uomo ragiona con il cazzo, ma il cazzo ragiona sempre come gli pare, si adatta senza remore alle circostanze e le sfrutta spregiudicatamente per il proprio vantaggio e il proprio piacere.
E in effetti, se Mimmo era combattuto da imbarazzi e pregiudizi, il suo cazzo prese gaudiosamente possesso del cavo orale di Evaristo, proclamando, come l’antico eroe: “Hic manebimus optime!” vale a dire: “Qui ci staremo benissimo!”
E infatti ci si trovò talmente bene, che in brevissimo tempo solo la grossa cappella era rimasta all’interno della bocca, alle prese con la lingua di Evaristo, che ci danzava intorno il minuetto, la giga e la gavotta.
Mimmo fece ancora per protestare, ma il piacere si era impadronito ormai di lui e reclamava il suo pegno; così lasciò che l’amico continuasse il suo lavoro e si arrese allo scempio.
A Evaristo non sembrava vero di ritrovarsi finalmente con l’uccello dell’amico nella bocca, di gustare finalmente quel sapore che aveva fino ad allora assaporato solo nei sogni e nelle lunghe masturbazioni notturne: accosciato davanti al suo ...
... idolo, non aveva altro pensiero nella mente, se non di godersi quanto più possibile quella insperata fortuna.
E così, lo leccò, lo succhiò, lo slurpò, insinuandosi dappertutto con la punta della lingua, ripassandolo con la lingua a spatola, beandosi al sughetto che sgorgava copioso ed entusiasmandosi ai gemiti e ai sospiri, che pur flebili e quasi vergognosi, sfuggivano dalle labbra dischiuse di Mimmo.
E quando giunse il momento, quando il ritegno di Mimmo non riuscì più a trattenere la marea montante del piacere, quando finalmente si arrese e si lasciò sopraffare e travolgere dall’inevitabile, fu con la più pura estasi che Evaristo accolse la fiumana inarrestabile che gli riempì la bocca.
Trangugiò mugolando quel liquido denso che gli raschiava la gola e quando il flusso si attenuò e poi si interruppe, lui continuò a leccare con voglia ancora insoddisfatta la cappella ormai sgonfia e spompata del magico arnese.
“Cosa diavolo hai combinato?”, chiese infine Mimmo, tuttora boccheggiante, restando lì con i pantaloncini e le mutande ancora calati a mezza coscia e l’uccello moscio da cui colava un filo di bava lattiginosa.
“Me l’hai detto tu che ci voleva una pompa.”, rispose Evaristo con una presenza di spirito che non sapeva neanche lui da dove gli veniva.
“Ma sei scemo? – sbottò l’altro – Non l’hai capito che era una battuta, che non era questo che intendevo?”
Evaristo fece spallucce:
“Ormai è fatta.”, disse filosoficamente.
“Già, e scommetto che ti è ...