1. 001 la bella estate - [ hungarian rapsody ]


    Data: 11/01/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    ... stancherà. Offrigli i piaceri umidi della tua lingua ma veneragli per primi i bei testicoli, poi l’innesto, ed infine il nerbo. Staziona sulla mazza non dimenticando mai di ripassare i testicoli, vedi come si muovono? Poi risali e assediagli le creste del glande come in un attacco a sorpresa. Muoverai con la punta della tua lingua il frenulo, come se pizzicassi le corde di budello di un’arpa grandiosa. E allora sì poi tu e lui sarete finalmente uniti nella comunione, quando nella tua bocca il glande di papà si farà strada da sé”.
    
    Tremai alla voce di mia madre. Chi meglio di lei conosceva l’anatomia di mio padre, ed ora io, figlio, mi prestavo a quei suoi piaceri.
    
    Con la mia saliva cosparsi meticolosamente di luce liquida gli ovoidi paterni. Pennellai la valle dei grandi testicoli dove questi quasi vanno a toccarsi, rintracciai l’anello all'innesto e la mazza fu accarezzata lungo tutto il suo dorso.
    
    La mia lingua ridipinse le dorsali delle vie del sangue sotto la pelle sottilissima della grossa spranga cavernosa di papà. Tornai come disse mamma ai testicoli poderosi, fucine perpetue di vita, supplicando a ciascuno delle due grosse gonadi paterne che la copiosa materia lattea tardasse a venire a luce.
    
    Il latte di papà che io mi aspettavo copioso, lo bramavo come premio finale alla mia destrezza.
    
    Quando sferrai l’attacco finale al glande di mio padre, egli ebbe un sobbalzo di piacere e con ambo le mani afferrò il mio capo mandando all'aria il mio calcolato piano ...
    ... d’assedio, ficcandomi in gola l’intera mazza fino a frizionarmi dolorosamente nel cavo orale.
    
    Mi inarcai dallo spasmo ed aprii gli occhi in lacrime guardando nel vuoto verso il basso, cercando di mettere a fuoco i grossi testicoli battuti contro il naso da cui mi fuoriuscì della cospicua biascia.
    
    Ricordo che tossii acutamente col fascio di carne confitto ancora in gola ma mio padre tenne forte la sua preda tra le proprie cosce facendosi forza sulla sdraio con la spinta dei soli lombi e talloni. Dopo un tempo così lungo da mandarmi in asfissia mollò la presa e reclinai il capo boccheggiando in preda alla fame d’aria. Tra le lacrime guardai mia madre che con il pollice all’insù indicava tutta la complicità del caso facendomi persino l’occhiolino. Per sfuggire a quella esperienza subitanea quanto terribile, mi lanciai contro i testicoli che presi a leccare di modo che mio padre si distogliesse dai propositi di replicare l’azione così molesta.
    
    Ricordo che sudavo dai capelli e che dalla punta del naso si addensava una grossa goccia di sudore.
    
    Cecilia, la figlia dell’ambasciatore della Polinesia che era venuta a bordo con tutta la sua famiglia per trascorrere insieme la gita sul natante, sbucò all'improvviso sul ponte assolato. Cecilia aveva avuto fino a quell'attimo un certo interesse su di me. Ma si arrestò muta a dieci passi da noi. Portò entrambi le mani alla bocca e spalancò gli occhi. Avanzò lentamente con passo felpato. Poi si voltò indietro, bisbigliò al padre ...
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