001 la bella estate - [ hungarian rapsody ]
Data: 11/01/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69
... profondamente. Talvolta vi trovavo dei calzini umidi o calzini talmente intrisi di sudore paterno da risultare incartapecoriti.
Dovevo fare ricorso alla saliva per ammorbidire quegli splendidi filati di Scozia e liberare nell’etere le fragranze fetide e feconde di mio padre.
Solo in seguito intesi chi, fra tutti in casa, mi predisponesse quei regali sotto il guanciale. Erano i domestici, che seguivano con zelo le disposizioni di mia madre.
Trascorrevo molto tempo con mio padre. Lo seguivo nelle sue partite a golf, alle partite del tennis e del calcetto. Non lo perdevo di vista un solo istante, salvo quando si ritirava negli spogliatoi del club Frascati, sui colli romani. Mia madre pareva molto contenta di quel rapporto padre e figlio.
Papà non era solo nobile di lignaggio, ma era anche un abilissimo imprenditore nelle forniture belliche e si dava un gran daffare a gestire i sui stabilimenti cosparsi in tutto il mondo.
Eravamo ricchi.
Ricchissimi.
Con l’andare del tempo però, presi a stufarmi di succhiare i sudori di mio padre. Annusare le sue scorregge lasciate sulla poltrona dello studiolo era una cosa che si mi piaceva moltissimo, ma l’ormone che in me albeggiava non senza turbamenti, prese a scuotermi dal di dentro, chiedendo alla mia mente di andare oltre.
E l’occasione mi si presentò in breve tempo, in un episodio tanto sconcertante quanto fortemente seducente.
Nelle pause delle sue partite a tennis, mio padre andava a sorseggiare la sua ...
... acqua ai bordi del campo. Si sedeva, posava la sua racchetta sulle gambe e parlava col suo avversario. Io ero distante dai due ma sufficientemente vicino da osservare ogni sua movenza. Mio padre parlava e rideva. Sentivo poco il contenuto del suo discorrere per via del brusio delle cicale nelle chiome dei viburni ed il cinguettio dei passeri tra i pini marittimi. Mentre parlava, mio padre quasi si sdraiava su quella sedia, aprendo le gambe.
Le apriva e le chiudeva in successione ritmica quasi a volersi dare aria nelle sue parti basse. Dall'orlo dei calzoncini bianchi, io scorsi il testicolo.
Fantasticavo, ed essendo io una persona da sempre avvezza all'attività del pensiero, filosofeggiavo su ciò che guardavo. Dal lavorio incessante di quel testicolo, di quei testicoli, ebbe origine la mia vita.
Scorsi inoltre il suo nerbo di carne, poggiato tumido sul testicolo sotto i larghi calzoncini, ed ebbi un sobbalzo così forte da farmi quasi piangere per la commozione.
Quel genitale nulla aveva a che fare con il mio. Suscitava in me il bisogno di un contatto orale. Il suo sudore fresco, appena essudato dal perineo o dal pube, mi avrebbe reso pago di esser vivo su questa terra.
Io volevo il nerbo di mio padre, ma restavo ancora immobile e profondamente turbato.
Chiesi a mio padre di essere riaccompagnato a casa. Il domestico mi riportò in casa mentre io, stando seduto dietro nella macchina, smaniavo non sapendo ancora bene dove e come toccarmi.
So solo che sentivo un ...