1. 001 la bella estate - [ hungarian rapsody ]


    Data: 11/01/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    ... brivido caldo nei pressi della vescica. Un piacere interiore, un piacere oscuro covato nel mio ventre.
    
    Corsi a casa, risalii in tutta fretta la grande scala elicoidale e mi andai chiudere in camera mia. Ansimavo e tremavo. Aprii il cassetto mentre mi spogliavo alla meglio, sfilai una mutanda unta di mio padre messa in una scatola di latta a mano a mano che la servitù me ne passava qualcuna, e buttandomi nel letto restavo a guardare il soffitto respirando forte.
    
    Avvolsi il prezioso intimo intriso che ficcai nella bocca e succhiandone gli effluvi, presi a massaggiarmi forte il ventre e poco sopra il pube. Le dita incerte sfregavano anche il mio inguine e la bocca dell’ano, senza ancora sapere che quella mia porta d’ingresso, in un futuro non troppo lontano, sarebbe stato il monumentale ingresso ai miei diletti.
    
    Cercavo di evitare troppo i contatti con mio padre ma non era affatto facile. Mia madre ci teneva affinché io potessi stargli sempre accanto e seguirlo in ogni sua occupazione. Mio padre forse avvertiva il mio impaccio ma si mostrava naturalmente indifferente. Lo pensavo sempre, senza sapere con esattezza come avrei potuto io, maschio e figlio, beneficiare di lui.
    
    Un pomeriggio mia madre mi venne di fianco mentre restavo seduto sul divano a piangere silenziosamente. Fu in quella circostanza che confidai a mamma di quelle mie sensazioni strane che mi pervasero mentre ero là giù, al campo di tennis. Mia madre mi si sedette di fianco ed accarezzandomi fece di ...
    ... tutto a persuadermi che infondo queste cose erano normali.
    
    Ne avrebbe parlato con papà, ed ella si prodigò in ogni dettaglio perché quel tempo fosse vicino.
    
    Organizzò una gita in barca a largo di Capri, col panfilo di famiglia e con a bordo alcuni amici di mamma e di papà. Era finalmente il mio diciottesimo anno.
    
    Ricordo quel sole ed il mare calmo, il cielo azzurro e le rocce nervose dei faraglioni. Dal trampolino si tuffavano tutti. Mio padre indossava il suo costume bianco ed esibiva al sole le sue forme maschili, statuarie. Non era il muscolo di per sé che mi affascinava della sua fisicità. Era il muto gioco dei nervi, dei tendini, la pelle e di peluria che modellava le sue forme.
    
    Quando fu ora del pranzo, le donne indossavano i camicioni di lino con i ricami sbarazzini e gli occhiali da sole. Gli uomini invece mangiavano a torso nudo. Eravamo tutti sotto il parasole di poppa e si conversava. Io guardavo la pelle bronzea di mio padre e lo desideravo.
    
    Poi lui si alzò, passò in prua, allungò la sedia a sdraio su cui si adagiò a gambe aperte e pose le mani alla nuca, chiudendo gli occhi e voltato al sole. Mia madre poco dopo si alzò dal tavolo, passò di schiena agli invitati con sorriso cerimonioso e mi si accostò all'orecchio. “Vieni con me”.
    
    Sentii forte un emozione nel ventre e le gambe mi tremavano. Mi alzai, mia madre mi prese la mano e percorremmo i sessanta metri dello scafo per raggiungere la prua.
    
    C’era silenzio. Lo strepito degli invitati si fece ...
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