Su come da una spiacevole torsione del pene possa nascere qualcosa
Data: 06/01/2020,
Categorie:
Etero
Autore: vellutoblu86, Fonte: Annunci69
... atteggiamento odioso a detta di molte ma che sulla sua figura calzava molto dando al termine una connotazione quasi tenera.
E insomma le offriva qualcosa da bere e poi chiedeva se andava loro di fare un giro, magari a ballare, oppure se preferivano andare in un altro locale ad ascoltare altra musica, dove avrebbe sfoggiato una cultura discografica e cinematografica non indifferente, ma sempre molto enciclopedica e disinteressata, senza mai esporsi troppo che esporsi è rischioso, e si finiva sempre con il prendere il taxi che, o li riaccompagnava a casa delle bimbe, dove sarebbe stato invitato a prendere qualcosa da bere nella maggior parte dei casi, o li portava direttamente al suo loft un po’ fuori dal centro.
E qui di nuovo, un altro rito. Le faceva salire e le diceva dolcemente di mettersi comode sul sofà, di fianco al quale faceva capolino una pila di libri ove in cima si scorgevano un paio di Joyce (non Tolkien, che non si può proprio rimorchiare con Tolkien), di cui non aveva mai letto altro che le prime pagine, e dei quali aveva trovato qualche riassunto online con interpretazione così da non far brutta figura nel caso qualcuna avesse domandato a riguardo, e quindi metteva l’ultimo disco in voga di fusion e le chiedeva che cosa le andasse di bere, ed era sempre preparato e aveva sempre gli ingredienti necessari per fare i sette otto cocktail più popolari del momento, tranne il long-island ice tea, in quanto riteneva quest’ultimo disgustoso e non riusciva a ...
... tollerarne il sapore nemmeno nella bocca di un altro lui, l’ideale di uomo ritratto in Gentlemen’s Quarterly fine anni novanta inizio anni duemila, ma qualche anno in ritardo, lui, le si sedeva accanto portandole un drink, e poi, dopo i primi sorsi e un po’ di chiacchere di rito, le prendeva dolcemente il mento tra il pollice e l’indice e il medio (gesto che tra l’altro una volta diede fastidio ad una delle bimbe), e sempre fissando loro intensamente con quei suoi occhi dolci, secondo un altro rito del quale erano probabilmente a conoscenza entrambi, le baciava dolcemente, facendo entrare piano la lingua, e dal basso del palato, sollevando timidamente la loro, cosa che a molte faceva impazzire tanto che qualcuna faceva anche cadere il drink, se già non l’aveva poggiato a terra.
“Ehi, bimba…”
Seduta davanti a lui sugli alti sgabelli antistanti il bancone del suo Jazz Club di fiducia, un flusso ramato di capelli spioveva su un viso pallidissimo cosparso di una miriade di minuscole efelidi. Una rossa vera, pensò Raimondo. Stritolò il bicchiere che stava tenendo nella sinistra fin quasi a romperlo. Tremava. Una rossa vera, genuina, davanti a me. Aspettava questo giorno da anni, e non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione che il fato gli aveva offerto.
Quando aveva individuato la chioma fiammante fra le teste che popolavano il locale, un’antica ossessione si era risvegliata in lui. Nel corso della sua vita aveva avuto rapporti con molte donne dalle tinte rosso-vernice o ...