Blade: riforgiatura
Data: 03/01/2020,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... clone partì per la tangente. “Niente scheletro d’adamantio, eh?”. Un suo fendente alla cieca mi apre uno squarcio all’altezza dell’addome. Siamo entrambi ridotti malissimo, sanguiniamo da mille ferite e più. Ma continuiamo a batterci. Perché ormai ci resta solo questo. L’intero universo ridotto allo scontro, non alla vittoria o alla sconfitta, ma al combattimento semplicemente. Ringhiai. Colpii alla gamba sinistra mentre lo trapassavo al petto. Sentii i suoi artigli trapassarmi le spalle. Dolore fulminante. Per un momento avrei voluto cedere. Ma non potevo. Non ancora. Prima avrei dovuto finire. Poi sarei anche potuto crepare. Affondai gli artigli nel suo cranio. Sentii un rantolo. “Ci siamo! È alla frutta!”. Ma lo ero anche io. Sanguinavo da più ferite di quante potessi contare. Trapassai il clone di Logan un’ultima volta, dalla nuca con gli artigli che praticamente gli affondarono nel cervello. Lo sentii morire. Poi crollai, sdraiato sulla schiena. Cercai a stento il cellulare. Miracolosamente era ancora carico e funzionava ancora. Feci il numero a fatica. Ero esausto, persino digitare un numero mi costò una fatica inumana. Stavo scivolando nell’incoscienza. -Huntington.-, rispose Lisa. -Lisa… sono Blade. Wolverine è morto. Sbrigati a mandare qualcuno qui per prelevarne i pezzi. Non so per quanto rimarrà tale.-, dissi. Dolori ovunque, fitte strazianti mi impedirono di proseguire. Non ascoltai la risposta di Lisa. Scivolai lentamente nell’incoscienza, incurante di ciò che ...
... sarebbe potuto succedermi.
Una mano mi scosse leggermente, o almeno così credetti, un’era geologica dopo. La cappa di dolore che mi avvolgeva pareva sparita. Eppure mi sentivo esausto. -Blade, alzati.-, disse una voce. Imperante ma calma. Femminile. Pareva proprio… Aprii gli occhi con uno sforzo disumano, ritornando alla realtà con lentezza mentre riprendevo consapevolezza del mio corpo. Lisa Huntington mi sorrise. -Hai fatto un ottimo lavoro.-, disse. Sorrisi o ci provai. Solo allora notai che il mio braccio era ricresciuto. E che non ero nella pagoda, bensì in una stanza d’ospedale. -Quanto tempo…?-, chiesi con voce rauca. La gola pareva foderata in cartavetro. -Trentasei ore. Iniziavo a temere che non ti saresti più svegliato.-, disse Lisa. “Trentasei ore… Che fine ha fatto il clone?”, la domanda mi angosciò. E Ogun? -Il clone è morto. Un difetto nel fattore rigenerante, credo. C’era anche una ragazza e un sacco di cenere, oltre a una maschera che… beh, diciamo che vorrei mi spiegassi com’è andata.-, disse la Huntington, indovinando le mie preoccupazioni e parlando con meno autorità del solito. Io sospirai. Annuii. Ci sarebbe voluto del tempo. Lisa mi porse bicchiere d’acqua. Ne bevvi tre di fila. Poi iniziai a raccontare. Raccontai tutto quanto in poco meno di un’ora, senza tacere nulla. Confessai che c’erano diverse cose che non capivo, l’aiuto di Ogun, quello improvviso e fatale da parte di Kukio… Mi sfuggivano molti, troppi dettagli ma una cosa la sapevo. Sapevo ...