Blade: riforgiatura
Data: 03/01/2020,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... questo.-, rispose. -Ciò che desidero…-, ponderai quelle parole. Non potevo negare che quella promessa avesse una certa attrattiva su di me. Un mondo in cui i mutanti fossero rispettati… -Blade, tu meriti di meglio.-, disse Ogun. Quello era vero, in modi che forse quel pazzo non capiva. Meglio così. Sorrisi. Mi ero ripreso. -Sai, hai proprio ragione.-, dissi. Individuai una spada. Giaceva ai miei piedi. -Merito di meglio!-, esclamai sollevando l’arma col piede e calciandogliela addosso. Gli artigli in osso di Logan-Ogun la ridussero a schegge. Ne approfittai per avvicinarmi e colpii trapassando il braccio di Ogun con gli artigli della mano destra. La sinistra puntò al petto. Il bastardo reagì. In fretta. Forse anche troppo. Tranciò di netto la mia mano sinistra, staccandola dal polso. Mi afferrò con l’altra. -Povero stupido!-, esclamò lanciandomi verso la parete di fondo. -Neanche immagini il potere che rifiuti.-, disse. Sorrisi. Su questo si sbagliava. L’avrei rifiutato, sino alla fine. E anche oltre. Perché potevo anche non essere un eroe ma non sarei mai stato così canaglia, mai sarei sceso tanto in basso. Caddi in ginocchio tra i Ninja in polvere e i pezzi di armi. La mano sinistra si stava rigenerando, la destra si era fratturata con l’impatto. “Avanti… guarisci!”, imprecai mentalmente contro quel fattore rigenerante tanto debole. -È finita, Blade.-, disse Ogun. Afferrò una katana da terra. “È finita per davvero. Sono esausto. Dovrei strappargli la maschera ma… con quali ...
... forze?”. Ero fottuto. E lo sapevo. Il peggio era che con me, era fottuto anche il resto del mondo. Espirai. Un espiro controllato mentre mi preparavo a un ultimo e inutile tentativo. Mi sovvennero alla mente tutte le persone a me care. Flux, Zhara, persino Lisa Huntington. Visualizzai la mia morte. La accettai. Nel momento della fine, cosa si può fare se non morire e possibilmente farlo in pace con sé stessi? Ogun sollevò la spada. Contemplai la fine. Espirai. Pronto a scattare. Ogun sorrise. Calò la lama. E improvvisamente si fermò, un’espressione di muto dolore aleggiò nell’aria. Si voltò fendendo l’aria con la spada. Kukio, o meglio la sua testa, cadde con uno sguardo vacuo. Si era sacrificata. Per ragioni che non capivo. E che nemmeno volevo capire, almeno non ora. Ora una sola cosa contava. Proprio mentre si girava, mi gettai sul Wolverine-Ogun. Piantai gli artigli nella guancia destra dell’essere, usandoli come leva per strappargli la maschera. Ogun urlò di rabbia, di perdita mentre veniva scalzato. Ora restava solo la furia di Wolverine, inumana, animalesca. Ma decisamente meno letale della precisione guerriera di quell’essere che aveva posseduto quel corpo. Schivai un attacco e sentii gli artigli di osso trapassarmi la gamba destra. Dio, ero stanco. Gli artigli mi strapparono la gamba come fosse stata di cartone. Urlai ferocemente mentre affondavo i miei artigli. Nuca, collo, petto. Ovunque. Wolverine doveva morire, di nuovo. Era meglio per tutti noi. Un braccio del ...