Blade: riforgiatura
Data: 03/01/2020,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... resto del mondo. Non avevo dubbi che quella fosse la base della Mano. E qualora ne avessi avuti, mi furono strappati dalla vista dei Ninja. Erano in molti. Almeno una quarantina. All’esterno. E all’interno della pagoda? Quanti sarebbero potuti essere? Non lo sapevo e mi accorsi che non importava, perché avevo trovato un modo per entrare. Diedi di gomito a Kukio. La giovane seguì il mio sguardo. La nostra posizione dava sul bosco sottostante. Perfetto per muoverci furtivamente, e per limitare il vantaggio di quei maledetti non morti. C’intendemmo a gesti e balzammo di sotto. Atterrammo qualche metro più in giù, perfettamente in piedi. Poi li sentii. Passi. Rumorosi. Due Ninja avevano deciso di controllare la situazione. Forse non ci avevano visti, altrimenti sarebbero stati ben di più. Ora, essendo morti e resuscitati da qualche empia magia, quei ninja non provavano paura, le loro tecniche erano perfette, o pressappoco. Erano furtivi come gatti e capaci di camminare su un pavimento cosparso di vetri senza fare il benché minimo rumore. Ma ovviamente c’erano anche degli svantaggi. Quando si torna dalla morte, generalmente ci si presuppone abbastanza tosti da essere invincibili e se una simile convinzione mette radici, alla fine si ignoreranno diversi segnali importanti. Peggio ancora, esclusi gli occhi, i Ninja avevano uno scarso udito oltre a un olfatto pressoché inesistente. Erano, da quel punto di vista, la preda perfetta. Ci oltrepassarono senza vederci. Eravamo sopra gli ...
... alberi. Cademmo letteralmente sui due ninja, abbattendoli da sopra. Ritrassi gli artigli. Mi era venuta un’idea. La dissi a Kukio. Ci misi qualche minuto ma infine la giovane si convinse.
Le vesti dei Ninja calzavano quasi a pennello. Tuta aderente sotto una toga rossa con i kunai e le shuriken appese. Katane appese sulla schiena (o meglio, una Katana e un Wakizashi). “In un evento a tema sarebbero perfette”, pensai. La verità era che era possibile che i non-morti capissero subito che non eravamo dei loro. D’altronde l’alternativa sarebbe stata l’introduzione furtiva o l’assalto a testa bassa (quest’ultimo particolarmente sconsigliabile). Uscimmo dal bosco. Gli altri Ninja non chiesero nulla. Sorrisi. Fin lì era stata facile. Il difficile sarebbe arrivato presto, lo sapevamo entrambi. Non potevamo certo aspettarci che la sorpresa durasse in eterno. Entrammo. La pagoda pareva piccola ma in realtà era vastissima (una distorsione spaziale dovuta alla magia, sicuramente). E dentro era piena di stramaledettissimi ninja. Ce ne saranno stati un centinaio. Ma soprattutto, lo vidi in quell’istante, un officiante con una cappa rosso sangue e il viso coperto, parlò con voce antica. Pareva che mille uomini parlassero attraverso la sua bocca ma era certamente anziano poiché il tono che più emergeva era quello di un vecchio, di un vegliardo. Un male antichissimo, come la Mano stessa. “Avevo sentito dire che i capi della Mano sono immortali, che hanno vissuto per millenni. Dio sa quanto ci ...