In un assolato pomeriggio romano
Data: 02/11/2019,
Categorie:
Erotici Racconti,
Racconti Erotici,
Autore: nessuno2020, Fonte: RaccontiMilu
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In un assolato pomeriggio romano ero sola nella grande casa della famiglia, a via Dora dove c’è il lampadario in ferro battuto che si trova in strada e che tutti conoscono, vicino a piazza Mincio, nel Quartiere Coppedé. Il marito al lavoro, i figli a scuola, nessuno di loro sarebbe tornato troppo presto perché avevano ulteriori impegni per quel venerdì pomeriggio. Da tanto tempo mi sento un po’ trascurata dalla mia famiglia, da mio marito, in particolare, ma questo mi comporta molto più tempo libero e in fondo non mi spiace, più di tanto, almeno; le mogli trascurate sanno come farsi apprezzare altrove. Un po’ dormicchiavo qua e là, tra il letto e una poltrona, un po’ leggevo qualcosa, alzando spesso la testa seguendo un raggio di sole che si insinuava tra le liste delle tapparelle e sembrava giocare a nascondino tra le decorazioni e gli stucchi del soffitto. Poi si spostava tra un vaso cinese, la grande pendola di radica fine Ottocento, il pianoforte Stenway nero che suona mia figlia. Fuori fa molto caldo; dopo le diciotto sarei uscita per andare a via del Corso a incontrare mio marito da Aragno oppure da Rosati in piazza del Popolo. Il Caffè Greco non mi piace. Avremmo incontrato i figli a piazza Venezia per andare poi a cena tutti insieme da amici a via Barberini, quasi in largo di Santa Susanna. Prima, ...
... però, contavo di fermarmi nella vicina via Bruxelles per salutare la mia inseparabile amica Lia di cui vi parlerò nel prossimo scritto. Ha un piccolo ma elegantissimo salone di bellezza ubicato non lontano da quella che fu, fino al 1943, la sfarzosa villa del Maresciallo Badoglio. Lia riceve le sue clienti, che sono tutte sue amiche, una alla volta e mai più di tre al giorno e, ovviamente, separatamente ed è anche la nostra confidente per alcuni nostri desideri che riesce sempre a soddisfare, non essendovi alcun problema di denaro. L’esercizio, gestito da sua mamma, esisteva da prima della guerra e allora come oggi si basava su due pilastri: prezzi elevatissimi, onde escludere il maggior numero possibile di persone e discrezione ferrea su tutto e su tutti. Entrare in quel posto era come sedersi al confessionale. C’ero stato il giorno prima per sistemare il colore delle unghie delle dita di mani e piedi e Lia aveva molto apprezzato un paio di sandali bianchi, straordinariamente eleganti quanto costosi, che avevo acquistato in via del Tritone, in un’elegante calzoleria quasi in largo Chigi, sulla destra. Leggevo distrattamente “Settimo Giorno” e la “Settimana Incom” e l’argomento dominante era il processo per il caso Montesi. Che noia, sempre quell’orribile storia gialla intrisa di politica e di incomprensibili stranezze. Apersi un armadio, ove nessuno metteva mai mano, ricordando che conteneva dischi a 78 giri quasi tutti di canzoni romane, che mi piacciono tanto. Così ne scelsi ...