1. La Schiava Figa - cap. 1


    Data: 31/10/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Ambiguo, Fonte: EroticiRacconti

    Oggi passa il generale McQueen.
    
    Ieri sera Luna era nervosa anche se tentava di nasconderlo. Ha provato anche a chiedermi di rimanere.
    
    “Non posso, piccola, lo sai... Che c'è?”
    
    “Nulla!... sei sempre via.”
    
    Le ho riso: “Guarda che capita a tanti di dover lavorare!”
    
    Ha spostato i capelli dietro l'orecchio e cominciato poppare. L'ho sentita subito rilassarsi.
    
    Sorseggio il mio caffè e non guardo nemmeno le notizie che mi propone il video. Penso a noi. Penso a Luna che mi turba ancora come il primo giorno.
    
    Salgo in camera, dorme.
    
    La bacio senza svegliarla. Devo andare al lavoro.
    
    Ma è meglio così, l'elettricità fra noi è più intensa quando siamo distanti. Il pensiero di lei addormentata bocconi mi accompagnerà nel viaggio. Ce l'ho piacevolmente indurito.
    
    L'ho conosciuta sette anni fa in una crociera nel Mediterraneo. Avevo venticinque anni e una gran voglia di scopare come prometteva la pubblicità del tour operator.
    
    L'ho vista a Barcellona salire sulla nave con le sue amiche casiniste. Improvvisamente si sono spenti tutti i rumori ed io vedevo solo lei, una monella fantastica, timida e maliziosa che sprizzava felicità.
    
    I lunghi capelli, neri e lisci, la pelle ambrata, i denti bianchi che le illuminavano il viso, il fisico esile con le braccia lunghe ed i polsi sottili, le tettine in fiore e il culetto tondo orgogliosamente esibito in pantaloncini jeans strettissimi col bottone slacciato sotto il ventre piatto, erano il mio mix perfetto: Luna è di ...
    ... madre tailandese e padre filippino, mi ha stregato subito. Non potrò più dimenticare un istante, un gesto, una risata di quel pomeriggio.
    
    Aveva già attorno un sacco di stronzi. Mi sono lanciato giù per le scalette e le ho sbarrato la strada e poi l'ho seguita per i ponti fino alle loro cabine; dicevo solo cazzate che strappavano risate alle sue amiche. Lei camminava veloce tra la folla trascinando il trolley: il passo era quello di una ginnasta, sicuro e sciolto. La rincorrevo spaventato che fuggisse, non staccavo gli occhi dai suoi fianchi da vertigine e balbettavo dietro i suoi jeans tagliati cortissimi a mezza natica: le mezze chiappette nude, tonde e morbide da sbarellarmi, si staccavano perfette dalle cosce e mi ballavano sotto gli occhi al passo veloce.
    
    Perse un braccialetto di corallo, lo raccolsi e lei mi ringraziò con il primo sorriso. Ora o mai più: sparai cazzate colossali. I suoi occhi, lucidi e nerissimi con l'angolo orientale, mi scioglievano: erano timidi, guardavano di lato, si vergognavano quasi alle mie cretinate, ma poi d'improvviso si spalancarono di gioia ed allegria stendendomi da pirla.
    
    Ce l'ho fatta, l'ho rapita. Quella crociera l'abbiamo fatta tre volte di seguito sempre facendo l'amore. 'Mi Romeo' ero per lei.
    
    Parlava sempre, in ogni momento mi parlava, allegra come un torrente di montagna, in spagnolo ed inglese, e se io non capivo mi lasciavo trasportare dalla musicalità del suo accento e seguivo le sue mani.
    
    Però quel pomeriggio, ...
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