1. Mio suocero – 5° Sentirsi strane


    Data: 17/03/2018, Categorie: Erotici Racconti, Cuckold Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Lesbo Autore: Zorrogatto, Fonte: RaccontiMilu

    ... avevo sempre la patatina in ebollizione?
    
    Passando davanti allo specchio dell’ingresso, notai che avevo i capezzoli turgidi e… e mi fermai a guardarmi: strano! Mi sembrava che mi si fosse ingrandito il seno… Perplessa, non avendo più reggiseni, feci una prova con una maglietta che ricordavo come mi vestisse e… e sì, davvero! In effetti la maglietta mi tirava molto, sul seno: coi capezzoli eretti, essendo molto “fina” (come cantava Baglioni) si “immaginava tutto”.
    
    Venni assalita da un’onda di eccitazione e decisi che l’avrei indossata l’indomani, per coprire questo mio seno che era evidentemente cresciuto e… la mano, distrattamente, sfiorò la topina e mi sorpresi perché anche lei sembrava più voluminosa, più gonfia.
    
    Mi arrivò un messaggio, era il mio padrone: “ciao troia! Hai visto che la mezzasega è partita? Vedrai che per un po’ non tornerà. Io oggi ho da fare, ci vediamo domani. Vorrei che mi raccontassi se e come ti hanno montata”
    
    L’indomani entrai nel piazzale della ditta e sorrisi tra me: c’erano diversi autisti che ciondolavano, parlottando tra loro ed avrei potuto esibire la mia maglietta attillata che conteneva un seno che -mi ero resa conto- era diventato piacevolmente “importante”.
    
    Contavo, anziché di attraversare il piazzale in linea retta, fare una sorta di curva per passargli vicina e sentire i loro sguaiati ma eccitanti commenti.
    
    Però, come scesi dalla macchina, vidi sulla porta della palazzina Stefania, che mi guardava fissa, coi pugni sui ...
    ... fianchi, aspettandomi con chiara evidenza. «Eccoti qui, cretina!» Ero davanti a lei, ai piedi dei due gradini che portavano alla soglia dove mi aspettava e vidi che, dopo aver guardato il mio viso, mise a fuoco qualcosa dietro di me e fece un sorrisetto cattivo.
    
    «Dimmi, cretinetta: hai le mutande, sotto la gonna?»
    
    «Ehm… no… non le ho… signora!» Mi ricordai all’ultimo, di chiamarla Signora, come pretendeva.
    
    Uno scintillìo maligno nello sguardo:«Allora tirala su, fino alla vita: voglio guardarti e, già che ci siamo, anche mostrare a quei padroncini che non porti mutande!»
    
    Pensai al plug che avevo infisso dietro: «Ma… adesso?» «Cosa sono queste storie adesso, cagnetta? Non hai niente, sotto la gonna, vero?»
    
    Nonostante le vampate di eccitazione, mi imbarazzava affrontare questi discorsi lì, piantata in fondo ai due scalini degli uffici: «Beh… devo portare un plug… dietro… e ce l’ho anche adesso…»
    
    Si mise a ridere, forte: «Allora, facciamo così: ti tiri su quello straccio di gonna, ti fai guardare da me bene davanti e poi ti giri -ma lentamente!- e mi mostri anche il plug che hai nel culo… Poi, vieni dentro e mi spieghi»
    
    E così feci, con entusiastico interessamento del gruppo di padroncini.
    
    «E adesso spiega: perchè sei a culo nudo e tappato?» Eravamo nel suo ufficio: lei comodamente seduta nella sua poltroncina, dondolandosi lentamente con un piede a terra, mentre io ero inginocchiata davanti a lei, senza gonna e col sedere appoggiato ai talloni.
    
    «E’ una… ...
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