1. La Caduta. oltre il confine (2)


    Data: 09/09/2019, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... parte erano visti come dannosi. Inoltre, altri conflitti avrebbero solo impoverito ambo le fazoni in lotta.Ferius spiegò che la sua fede e quella del suo popolo si erano propagate per migliaia di miglia in ogni direzione. Così era stato anche per i fedeli dell’altro dio.Ma stranamente, mai tali dottrine avevano attecchito presso noi Romanei.
    
    Mangiammo poco a pranzo, ma la sera Fatma e la moglie di Ferius cucinarono una sorta di verdura con dei semi. Lo chiamavano cuscuz. Durante il pasto, Ferius mi chiese cosa intendevo fare. Alla domanda non trovai risposta: volendo avrei potuto fermarmi lì, vivere con loro.Ma sapevo che non sarebbe stato possibile, sarei sempre stato straniero tra quella gente, e in più avevo con me il pugnale. Quelle due cose mi avrebbero sempre reso esule. Lì come altrove.E fortunatamente Sagira, la moglie di Ferius, spostò la conversazione su altro.Ma la domanda rimaneva. Dopo cena, Fatma mi raggiunse in camera.-Potresti restare…-, disse. Il suo accento rendeva la lingua di Licanes bizzarra.-Parli bene.-, dissi io con un sorriso. Lei si limitò a un cenno del capo. I capelli coperti dal velo parevano renderla solo più bella, ed io non riuscivo a spiccicare una parola.Avevo visto belle donne, ma, a dispetto di poche storie poco serie, mai una storia vera.-Ma puoi restare.-, riprese Fatma con un’espressione felice. Sospirai.-Non é così semplice.-, dissi. Lei sorrise.-Ma lo é! Devi solo…-, cercò la parola, -Adattare.-. Io sorrisi, ma sapevo che c’era ...
    ... tristezza in quella mia smorfia che spacciavo per sorriso.-Adattarmi non sarebbe un problema… ma non é solo quello.-, dissi.-E cosa?-, chiese Fatma, gli occhi che parevano volermi scrutare nell’anima. Io scossi il capo.-Non posso dirtelo, Fatma. Perdonami ma se te lo dicessi, ti metterei in pericolo.-, riuscii a decidermi a risponderle, -Ho qualcosa con me… che non é bene che resti qui.-.-Malato? Sei malato?-, mi toccò la testa, -Non sei caldo. Normale…-, mormorò, confusa. Io sorrisi, le presi la mano, gentilmente.Il contatto con la sua mano aveva risvegliato ricordi, passioni sopite, desideri di tempo fa, mai appagati e mai dimenticati.Lei non sfilò quella mano leggiadra e delicata dalla mia, ma mi guardò, in attesa di risposta.-Non sei malato. Cos’é?-, chiese.-Una cosa. Un… oggetto. Che non posso abbandonare.-le dissi.-Quando andrai?-, chiese lei. Ora pareva dispiaciuta della mia partenza. Io le sorrisi. Accarezzai la mano tra le sue. Lei sorrise.-Non so ancora. Ne dovrò parlare con tuo fratello.-, risposi.Lei sorrise. Incominciammo a parlare di altro. Le parlai dell’Impero, della sua storia, e delle sue ahimé quasi scomparse virtù. Fu lei a chiedere, a inquisire, domandando sempre più.Passammo ore a parlare e in quel tempo non potei fare a meno di chiedermi come fosse la situazione nell’Impero. La guerra intestina che lo stava logorando ormai da mesi era forse finita?O era solo agli inizi? L’anarchia militare era già costata cara all’Impero. Fugacemente mi chiesi se avessi ...
«1234...»