1. La Caduta. oltre il confine (2)


    Data: 09/09/2019, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    Passarono altri due giorni. Durante il secondo parlai con Ferius e Fatma.Fez era guidata da una giunta di saggi, un consiglio di anziani non troppo diverso dal Senato di Roma. La difesa della città era in mano alle milizie, con ogni famiglia influente che assoldava mercenari e shufta (banditi del deserto) per difendersi dalle incursioni di banditi e dalle imboscate alle carovane mercantili che solcavano di deserto per raggiungere i porti di Dar El Saalam e Awalla, da cui salpavano verso lidi stranieri. Molti, moltissimi, non facevano ritorno, ma coloro che riuscivano a tornare in patria vi portavano ricchezze e oggetti esotici oltre ogni immaginazione.Inoltre, Fez era l’unica città sicura nel raggio di diversi chilometri. Villaggi indipendenti, piccoli insediamenti privi di difensori e persino mercanti stranieri si affidavano ai mercenari di Fez per la propria difesa. Da parte mia posso dire che nessun Imperator ha mai ritenuto questa zona appetibile per la conquista. Non c’era nulla d’interesse in queste terre, almeno fino ad ora.Io avevo con me la lama della Fondatrice, una reliquia della nascita dei Romanei.Un’arma che di fatto sanciva il diritto di chiunque la possedesse a salire sul Trono.Peccato che, come Socrax mi aveva reso ben chiaro prima di lasciare l’Impero, nessuno dei pretendenti ne fosse degno.Il terzo giorno mi permisi di alzarmi in piedi, lavarmi e vestirmi. Mi furono dati abiti come i loro. Pesanti e avvolgenti. Rendevano curiosamente il caldo del deserto ...
    ... più tollerabile.Fatma e Ferius furono pazienti, molto, nello spiegarmi le loro usanze e il modo di indossare quegli abiti che loro chiamavano Djallaeba, o qualcosa di simile.Uscii con Ferius a fare una passeggiata lungo il quartiere. Fez era diversa da qualunque città io avessi mai veduto. L’architettura della mia gente era ben diversa: quella città era piena di tetti a cupola, torri e case, tutte con un tetto, o parte di esso, rigorosamente a cupola.La gente mi osservava. A dispetto della veste e del turbante dovevano notare che non ero del posto. Ferius mi condusse a vedere alcune cose. Mi spiegò la loro religione, il loro credere in un unico e solo dio che aveva inviato molti profeti presso i popoli prima del Cataclisma, e anche dopo.Passammo accanto a una sorta di santuario, riccamente decorato. Notai le calzature lasciate all’esterno. Ferius spiegò che la casa del loro dio era territorio consacrato, in cui vigevano umiltà e purezza. I fedeli pregavano ogni giorno più volte, chini, in atteggiamento supplice.Lo trovavo interessante, ma domandai a Ferius se tutti fossero solo di quella fede. Lui scosse il capo. Disse che altri veneravano un dio simile, lontano, in alcuni villaggi e isole vicine. Un dio che si diceva avesse mandato il suo figlio a morire per i peccati degli uomini.La cosa mi fece storcere il naso, ma evitai di commentare. Ferius precisò che c’erano stati conflitti tra le due fedi, ma alla fine si era stabilita una tregua. Gli estremisti dall’una e dall’altra ...
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