Crescere insieme
Data: 05/09/2019,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
... piacere dell’amore fisico; ripensandoci, non c’era nessuna forma d’amore, ma solo la condiscendenza a leggi ataviche non scritte; in qualche modo, trovavo più accettabile la condizione di ‘vedove bianche’ con cui si definivano le mogli degli emigrati stagionali che tornavano in paese per un paio di settimane, nel mese di agosto.
A trarmi fuori da quella situazione fu una vicina che più volte espresse rammarico che con il mio diploma stessi in casa a spignattare e passare lo straccio; diceva che molte attività commerciali pagavano bene i ragionieri per tenere i conti, fare le buste paga ed occuparsi delle tasse; si dichiarava convinta che con un pizzico di fortuna avrei potuto guadagnare un secondo stipendio ed alleviare la nostra condizione economica.
Fu la molla che spinse Mauro a darmi appuntamento in centro dove avrei potuto rivolgermi ad uffici per il collocamento e andare, ad ora di pranzo, alla mensa che lui frequentava con i suoi colleghi (per qualcuno, anche compagni di avventure erotiche piuttosto ‘al limite’); mi sbrigai in fretta e mi fermai al bar accanto alla banca; ordinai un caffè e mi sedetti ad un tavolo.
“Dio mio, è mai possibile? Sei Immacolata!”
Mi colpì dietro la nuca non tanto la frase quanto il suono della voce; avrei riconosciuto anche in un coro quella di Giancarlo; mi alzai e mi girai di scatto; quasi gli finii addosso; mi baciò con enfasi le due guance; come in uno strano flashback arrossii fino alla radice dei capelli.
“Giancarlo, ...
... ti prego; aspetto mio marito … “
“E allora? Neppure un bacetto sulle guance posso dare ad un’amica carissima che ritrovo dopo tanti anni così lontano da casa?”
Nei successivi dieci minuti ci eravamo raccontati tutto, io del mio matrimonio conseguente all’impiego di Mauro (naturalmente, tacqui la mia delusione sul piano amoroso) e lui la sua odissea per laurearsi, facendo mille lavori per mantenersi agli studi; la pratica in un ufficio legale importante e, infine, il desiderio di aprire uno studio suo; disponeva di un piccolo appartamento, ereditato dagli zii, ora defunti, e sperava di ‘decollare’ col suo lavoro.
Mentre ci gingillavamo tra il caffè e i ricordi che ci aggredivano, Loredana, la figlia del proprietario del locale, gli sottopose una questione di contabilità; Giancarlo le disse che ero io l’esperta della questione e mi passò le carte; con un’occhiata capii che era una sciocchezza ma avrei avuto bisogno di un posto dove lavorare per risolverla; la ragazza si lamentò che il loro ragioniere prendeva fino a centomila lire per quella incombenza e rimandava sempre alle calende greche.
Se avessi potuto disporre di un computer, ero in grado di fare in breve il lavoro; Giancarlo mi fece presente che lui disponeva del computer in ufficio e che una stanza vuota poteva ‘affittarmela’ per realizzare uno studio commerciale annesso al suo legale; quasi per aggiungere fiamma al fuoco, la ragazza disse a lui che tutti i negozianti dell’area sarebbero stati felici di ...