La leggenda dei re magi
Data: 07/08/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad, Fonte: Annunci69
... una semplice palizzata: evidentemente, la sua sicurezza si basava sulla vasta estensione di deserto che lo circondava.
All’avvicinarsi del gruppo, i militari di guardia imbracciarono le armi, mentre un
graduato usciva da una tenda e si faceva avanti.
“Sono il tribuno Marco Valerio Minucio della XX Aquila Fulgens, comandante di questa postazione; e voi chi siete, cosa vi porta da queste parti e dove siete diretti?”
Fatto inginocchiare il cammello, Kaspar smontò e si avvicinò, ossequioso.
“Gli Dèi della tua gente ti assistano, tribuno, - disse - io sono Kaspar di Circassia e i miei compagni sono Baltasar di Etiopia e Melchior di Numidia – e indicò l’uno e l’altro, che salutarono, chinando la testa – Siamo Re nelle nostre terre e dobbiamo raggiungere un luogo, detto Betlemme, per una missione diplomatica.”
Ora, qualcuno si chiederà: ma se venivano da posti così lontani, avranno parlato lingue diverse: come facevano a capirsi fra loro e a capire il tribuno Marco Valerio, che parlava il più schietto latino? Il fatto è che i tre erano in missione per conto dell’Onnipotente, che li aveva forniti della capacità di capirsi fra loro: li aveva dotati, in pratica, di una sorta di traduttore simultaneo incorporato in ciascuno di essi.
Kaspar consegnò al tribuno i documenti suoi e dei compagni. Marco Valerio li scorse, ma non ci capì niente, perché ognuno era scritto secondo la propria lingua e la propria scrittura; tuttavia, fece finta di leggerli e alla fine:
“E’ ...
... tutto a posto, - disse – ma non potete passare.”
“Che significa, nobile tribuno, perché non possiamo passare?”
“E’ scoppiata una pestilenza in Giudea e gli ingressi alle frontiere sono chiusi.”
“Ma noi dobbiamo passare! – esclamò Kaspar, sbiancando in volto – Dobbiamo passare assolutamente, dobbiamo essere a Betlemme il sesto giorno di gennaio!”, e si volse a guardare i compagni, costernato.
I due lo fissavano dall’alto dei cammelli, a loro volta smarriti: rischiavano di non mantenere la promessa all’Onnipotente, di infrangere la profezia!
“Ma ci dev’essere un modo…”, gemette Kaspar rivolto al tribuno.
In quel momento, un legionario si avvicinò al superiore e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio. Quello fece spallucce, poi rivolto al vecchio:
“Beh, in effetti, un modo ci sarebbe…”, disse esitante.
L’altro lo fissò con aria interrogativa.
“Il nostro medico, Calpurnio, ha messo a punto una pozione…”
“E funziona?”
Il tribuno alzò le spalle:
“Se volete provare… - disse – E’ l’unico modo che avete per proseguire.”
Kaspar e Baltasar accettarono di bere la pozione, che risultò particolarmente sgradita al loro palato.
“Ma cosa diavolo ci ha messo dentro!”, disse schifato Baltasar, sputacchiando le ultime gocce.
“E’ meglio che non lo sappiate! – ghignò il tribuno – E tu, giovane numida, non bevi?”
Quello annusò la coppa, poi fece una smorfia e gliela restituì.
“Ti ringrazio, tribuno, ma ne faccio a meno.”
“Come preferisci, - disse ...